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15 Agosto, Casinò, Jerry Calà: già tutto esaurito alla comparsa della notizia

brasil a casinò 7 7 2012P103092701Qui di seguito ecco il comunicato stampa del Casinò. Peccato che un minuto dopo averlo ricevuto ho provato a prenotare, ma ho trovato già il “tutto esaurito da tempo”. A che serve dare la notizia di “un appuntamento da non perdere” se, quando compare la notizia, per i lettori non c’è la possibilità materiale di prenotare 2 copertì?

SUPER-FERRAGOSTO AL CASINÒ DI SANREMO CON JERRY CALÀ:  “UNA VITA DA LIBIDINE”

Uno show musicale da non perdere per salutare la serata più calda dell’estate. 

L’appuntamento è da non perdere: a Ferragosto sul palco del Roof Garden, la splendida terrazza ‘sotto le stelle’ del Casinò Sanremo, Continua la lettura di 15 Agosto, Casinò, Jerry Calà: già tutto esaurito alla comparsa della notizia

Roma: storia di umanità urbana.

‪So che qualcuno  mi darà del “boccalone”, ma non fa nulla. Confesso che leggendo questa notizia, mi sono commosso. La notizia è nel Web, con foto, ma io l’ho letta su Dissapore, un sito che merita e che ringrazio.. 

‪”#‎PoliziadiStato ‪#‎SquadraVolante

È un’estate afosa quella romana. Jole è a casa. Come tutte le sere. Ormai da troppo tempo.  Al Tg scorrono distrattamente le notizie. Attentati, bimbi maltrattati in un asilo… Jole si chiede il perché di tanta cattiveria…Ma la tv le fa compagnia…Ancora una sera solitaria da passare con Michele. Si, perché Michele, 94 anni, è il suo uomo da quasi settanta. Lei, che di primavere ne ha 89, ne avrebbe di ricordi da raccontare! A chi poi? Continua la lettura di Roma: storia di umanità urbana.

L’arte di uscire. Al ristorante giacca si o giacca no? Se andate a Montecarlo meglio portarla…

images[3]Cambiarsi per uscire per andare al ristorante può già significare pregustare una serata importante diversa dalle altre e indossare la giacca significa spesso ottenere  un ottimo tavolo e un servizio di riguardo.  Così come, chiedendo aiuto per il parcheggio ad un ristoratore, se si ha un’auto di lusso, si può essere  invitati a lasciarla  davanti all’ingresso del locale….    Giusto? Non giusto?  Sta di fatto che il mondo va così.  Oggi  Atabula scrive che “una quindicina di locali a Parigi impongono la giacca ai loro clienti. Può sembrare il mantenimento di una tradizione desueta.  Ma per Antoine Pétrus (ex-Lasserre, prossimamente al Clarence), Frédéric Rouen (Le Meurice) e Denis Courtiade (Plaza Athénée), è al contrario il segno di distinzione d’una certa arte di uscire per andare al ristorante.                    

L’articolo prosegue come segue : Continua la lettura di L’arte di uscire. Al ristorante giacca si o giacca no? Se andate a Montecarlo meglio portarla…

La trattoria ideale per Davide Paolini

 La mia trattoria ideale ( dal sito il Gastronauta.it): 

“Dalle posate al menu: ecco come deve essere la trattoria a prova di Gastronauta

L’oste di una trattoria, che non trovate di certo tra i famosi 50 migliori ristoranti al mondo, mi ha mostrato un mio pezzullo di anni fa su un settimanale dove disegnavo il mio posto ideale. Più o meno la penso ancora così. Un lungo tavolone, un fratino per intendersi, di un legno consunto dal tempo.

Ho sempre preferito sedermi tra gente, il cibo è convivialità: non amo i luoghi “chiesa” o i posti confessionali, dove la recita del menu diventa una Messa in canto gregoriano. Oppure apprezzo i locali alla giapponese che mettono di fronte il cuoco al cliente: assistere ad alcuni movimenti di cucina, soprattutto quando i cuochi giapponesi sono intenti a tagliare, a sfilettare il pesce.
Torniamo alla mia trattoria, sul tavolo tovagliette (dicesi runner, non so perché) di lino grezzo d’antan, calici di livello (ma non necessariamente Riedl&Affini). Le  posate dovranno essere old style, pesanti senza birignao da design, che di solito sono difficili da imbragare: forchette minuscole che scappano di mano, coltelli impraticabili, cucchiai micro. Insomma bando ai rosari dei patron che illustrano i loro gioielli firmati.
Poi cominciamo il film della serata: un menu semplice, senza conferenza stampa, di facile comprensione su cosa si mangia… Ammetto una breve parentesi sulle materie prime, ma non un racconto a memoria sul chilometro zero, o  sul “bio bio, non avrai altro Dio”. I prodotti devono essere di certo “naturalmente biologici”, così vanno bene anche senza timbri, l’onestà ha più valore.
I piatti dovranno essere semplici, non ho preclusioni su inflessioni regionali o comunali o internazionali, l’importante è che non siano creati per “stupire&divertire”, ma solo per godere ciò che si mangia, sia una pasta e fagioli o un piccione cotto alle spezie o una cipolla caramellata. Soprattutto, non mi deve raccontare il cuoco che ha inventato lui la passatina di ceci con i  gamberi o il gelato al parmigiano. Non gli credo!
Ora la carta dei vini: mi rifiuto di consultare quelle tipo Bibbia, dove attualmente i rossi risalgono ai nonni (le annate sono sintomo dell’andamento commerciale), mi piacciono soprattutto quelle fatte in casa dal patron, senza interferenze dei voti delle guide o stampate dai rappresentanti, così forse potrò finalmente bere qualche chicca originale.