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Vini: tornano con grandi numeri gli antichi vini bianchi con macerazione in anfore e giare sotterrate…

Vini bianchi con macerazione (“Orange wine“) si è occupata l’Oiv, l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino, che li ha inseriti nella lista dei “Vini speciali“. Della macerazione in anfore interrate si è occupato il “Codice internazionale delle pratiche enologiche” riconosciute. La definizione dei nuovi “Vini speciali” è precisa e diverse le relative le prescrizioni. Su questi vini, nel Caucaso è impegnato anche anche l’italiano Donato Lanati.

Info e altri dettagli sul seguente link:

Vini bianchi con macerazione, ok dell’Oiv. Perché le qvevri dovrebbero farci paura (winemag.it)

Brindare con uno Spumante Metodo Classico? Ma anche berlo a tutto pasto… !

 

Da sempre il consumo dello spumante avviene in gran parte sotto le Feste Natalizie. Come scegliere la bottiglia? Ci aiutano regole precise. La legislazione europea distingue gli spumanti in: Vino Spumante (VS), detto anche “generico”; Vino Spumante di Qualità (VSQ); Vino Spumante di Qualità Aromatico (VSQA); VSQ prodotto con uve di tipo aromatiche; Vino spumante gassificato (VSG).

Gli Spumanti  si producono vinificando in purezza, o miscelandole tra loro, uve Chardonnay e/o Pinot Nero, e/o Pinot Bianco, secondo le scelte consentite ai vinificatori rispettosi dei disciplinari. A differenza dei normali vini frizzanti naturali che hanno pressione 1 – 2,5 bar, essi hanno sempre pressione minima 3.5 bar. Distinzioni fondamentali sono le denominazioni a seconda dei metodi di lavorazione.

Il Metodo CHARMAT prevede la rifermentazione in autoclavi (fu inventato ad Asti nel 1895 e chiamato anche “Metodo Italiano”).

Il Metodo CLASSICO o TRADIZIONALE prevede la rifermentazione in bottiglia e, generalmente, è più pregiato. La sua denominazione per decenni fu Methode Champenoise, ma tale termine fu vietato in Europa dal 1994 per vini non francesi.

Ciò premesso, nella Unione Europea le Denominazioni Ufficiali degli Spumanti  sono le seguenti:

PAS DOSE’ o DOSAGGIO ZERO (ultra secco). Solo dolcezza originaria dell’uva con residuo zuccherino g/l  inferiore a 3. Oggi molto propagandato dagli “influencer” (e quindi richiesto dai loro “influenced”). Abbinamento? Anche con arrosti di carni.

EXTRA BRUT (molto secco) con residuo zuccherino inferiore a 6. Abbinamento con tagliatelle con sughi leggeri, asparagi e formaggi leggeri e freschi. 

BRUT (secco) con residuo zuccherino inferiore a 12. Come aperitivo e abbinato a pizza Margherita.

EXTRA DRY (secco arrotondato da lieve nota dolce) con residuo zuccherino tra 12 e 17. Adatto per aperitivo o abbinabile a frittate/torte di verdure o formaggi freschi e leggeri.

DRY o SEC (abboccato, appena poco dolce) con residuo zuccherino 17-32. Adatto per aperitivo.

DEMI-SEC (con evidente nota dolce) con residuo zuccherino 32-50  bruschetta con acciughe piccanti, capperi e olive.

DOUX o DOLCE, con residuo zuccherino con residuo zuccherino oltre 50. E’ ottenuto da vitigni aromatici (Brachetto, Malvasia, Moscato etc…). Sempre abbinato ai dolci ma si abbina anche con cibi particolari come il fegato grasso a torcione o formaggi erborinati.

Infine ci sono i ROSE, sia Pas Dosé, sia Extrabrut, sia Demi-sec, sempre con componente prevalente Pinot Nero (sopra al 25%) ,che sono abbinabili analogamente ai bianchi come sopra, ma con note più eleganti e delicate. La scelta sui Rosé è più impegnativa, perché taluni risultano troppo “caramellosi”. Chi non ha pratica è meglio chieda al sommelier o alla bottiglieria.

Gli ABBINAMENTI con il cibo di cui sopra sono ovviamente molto sommari e generici. E’ infatti noto che essi possono effettuarsi in base alla regionalità, oppure per similitudine, oppure per contrasto. Ma, considerando di voler adottare uno Spumante come vino unico per tutto il pasto (diventa anche una “scelta risparmiosa” per tavole numerose), ci si assicura oltre a una certo tono e piacevolezza, anche il fatto che le bollicine degli Spumanti hanno sempre un effetto sgrassante rispetto a qualsiasi cibo e non compromettono gli aromi del cibo stesso. Inoltre, il linea generale, gli Spumanti non hanno gradazioni alcoliche elevate, un fatto positivo per chi desidera “star leggero”.    

Un piccolo cenno storico/escursionistico:  lo Spumante nacque in Italia presso i Fratelli Gancia a Canelli nel 1865. Le loro Cantine Storiche, riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità meritano il viaggio. Per visitarle contattare Casa Gancia ai numeri  0141-830262, 0141-830253 oppure e-mailare:  franco.ferrero@gancia.it

Luigino Filippi – www.buongiornogourmet.it

Champagne? Come conoscerlo, come berlo, quale comprare senza danni al portafogli …

Legenda:  1= denominazione Champagne,  2=nome del vignaiuolo o marchio commerciale,  3=nome o ditta dell’elaboratore e nome del comune,  4=indicatore del tenore di zucchero,  5=gradazione alcoolica, 6=quantità contenuta,  7=numero di matricola del manipolatore.  8) status del manipolatore, ovvero: RM = Recoltant Manipulant, NM=négociant manipulateur,  CM=coopérative de manipulation,  RC= récoltant coopérateur,  SR=sociéte de récoltants,  MA= marque d’acheteur (supermercati).

                        La storia dello Champagne inizia dalla fine del 1600 ed ha conservato gelosamente le prerogative dei suoi disciplinari evolvendoli quanto strettamente necessario. I vitigni che generano l’intera produzione di Champagne sono per il 25 % lo Chardonnay, il 30% il Pinot Nero e ben 45% il Pinot Meunier. Vini che vengono imbottigliati in purezza oppure assemblati tra loro, con rese max di 100 litri su 150 kg di uve, in tre spremiture ben distinte. La gradazione alcoolica è 12°, più raramente 12,5° e mai oltre. 

Quando lo Champagne proviene esclusivamente da Chardonnay si ha il Blanc de Blanc, mentre si chiama Brut S.A. (Sans Année) quello derivante dai tre vitigni. Il Millesimato viene prodotto con uve di una sola annata, indicata. Ogni annata viene classificata a seconda della sua qualità e, generalmente, lo Champagne millesimato costa il doppio.  

Tralasciando per brevità altri particolari sulla produzione, veniamo alle bottiglie, che hanno una propria tipologia: la quart (contiene 18,7 centilitri), la demie (37,5 cl.), la bouteille (75 cl.), la magnum (150 cl.), la jeroboam (300 cl.), la réhoboham (450 cl.), la mathusalem (600 cl.), la salmanazar (900 cl.), la balthazar (1200 cl.) , la nabuchodonosor (1500 cl. pari a 20 bottiglie)

Si beve sui 9 gradi, se millesimato meglio sui 12 gradi non raggiunti in frigo ma post raffreddamento lento in secchiello con ghiaccio (20 minuti bastano). Un tempo era servito in coppe, poi si passò ai flutes, ma oggi si preferisce il bicchiere a forma di tulipano (riempito a metà) che ne valorizza gli aromi e li rende più lunghi. Contrariamente ai vini fermi, non si deve ruotare il bicchiere perché si disperderebbero gli aromi nella “violenta” uscita di CO2 dalle bollicine. Il perlage, ovvero le catenelle di bollicine che salgono in superficie, più sono fini e più è pregiato lo Champagne.     

Come aperitivo di solito si usa uno Champagne con prevalenza di Chardonnay. In Francia, servito con  crema di ribes nero viene chiamato Kir Royal; se con lampone  Kir Imperial. Ma ormai sono pochi i ristoratori che fanno caso a questi particolari.

Sul fronte prezzi, molti pensano che lo Champagne sia costoso, ma da anni non è più così, soprattutto da quando hanno “preso” prezzo degli ottimi Spumanti Italiani che ormai costano più dello Champagne. A partire dall’anno 2000 i francesi hanno le cantine ricolme di bottiglie e i listini sono pressoché fermi da allora; a partire dai 20 euro, nei supermercati della Costa Azzurra, si trovano a scaffale ottimi prodotti normali e competitivi. Soprattutto dopo la recente fiera del Vino di Settembre, nella quale abbiamo trovato negli ipermercati dei sotto-prezzi che hanno fatto infuriare i produttori, fermi nelle vendite tradizionali.

Quale Champagne scegliere? Da una trentina d’anni molti viticoltori hanno smesso di conferire i loro vini alle grandi maison e si sono organizzati in un associazione come “Petit Récoltant”. Il consiglio è quindi quello di evitare i soliti nomi noti delle grandi marche, scegliendo invece etichette che sono meno note alla massa ed hanno un ottimo rapporto qualità prezzo. Sono centinaia; ad esempio, dalla lettera A alla lettera C, trovo nel mio Taccuino ONAV costruito post assaggi degli ultimi anni (elenco certamente incompleto, anzi minimo, rispetto alle presenze sul mercato), le seguenti etichette: A) Agrapart, Assaily, Aubry – B: Barnaut, Bonnaire,  Brugnon, Paul Barat, Beaufort, Boulard, Blondel, Bedel Francoise, Brochet Hervieux, Besserat, Bonnet Gilmery, Bereche & Fils, Boulard Francis, Louis Brochet, Brunde Neauville, Benoit Lahaye, Bonnet Alexandre, Brond Grellet.  – C)  Chiquet Gaston, Comin Jean, Chopin Julien, Coutier, Charpentier, Colin, Chatelin , Chauy, Collard  Constant Louis, Cheminon Pascal, Cattier, Collet, Cheurlin veuve, Compte de Montagne.   

E cosi via: scoprite le altre decine e decine chiedendo alla vostra bottiglieria di fiducia quale Petit Récoltant vi consiglia…  Buone Feste e Buon Anno!

E’ nato il sito “iononsoditappo.it”.

Nasce il nuovo sito IO NON SO DI TAPPO, una collezione di vini di qualità italiani ed internazionali che sono liberi dal difetto di sapore di tappo e che si impegnano per la sostenibilità. 

Alcuni produttori hanno scelto Vinventions, per garantire che i consumatori stappino le loro bottiglie senza l’ansia di poter far parte di quello sfortunato 3% che si trova di fronte al difetto di tappo. “Io non so di tappo” è un progetto Wine Dreamers sponsorizzato da Vinventions. Maggiori info su: https://www.vinventions.com/it/chi-siamo

Un vino prodotto a …. 2200 metri di altezza: incredibile ma vero !

Raccolgono l’uva a mano ai piedi delle colline pedemontane dell’Himalaya, ad un’altitudine di oltre 2.200 metri, canticchiando una canzone tradizionale. In questo vigneto situato alle porte del Tibet, l’obiettivo è chiaro: dare finalmente alla Cina un nettare di fama mondiale.

In un paese ancora poco reputato per la qualità del suo vino, il giante francese MOET Hennessy, ha deciso di piantare, in Cina nella provincia dello Yunnan, delle vigne destinate a un prodotto di alta gamma che verrà venduto a 300 euro a bottiglia. ” Il sito è magico, s’incanta Maxence Dulou, il direttore della tenuta aperta nel 2012 dopo quattro anni di ricerca del terreno ideale… L’intera notizia è sul seguente link, dal quale ho tratto anche la foto:

https://www.larvf.com/vin-chine-himalaya-montagne-production-chinois-vignes-viticulture-moet-hennessy,4604039.asp