Archivi categoria: Il lavoro nella ristorazione

Un sogno ?! I menu tradotti nella nostra lingua sul nostro telefonino …

E’ nato un dizionario dell’alimentazione in 9 lingue, una nuova App per Ios e Android.

Durante l’ultimo mio viaggio, a Praga, dove anche i ristoranti francesi parlano tuttalpiù inglese, mi  è frullata  una idea, che magari qualcuno potrebbe sviluppare. Che bello se, magari tramite un Code, si potesse puntare il nostro telefonino su una carta/menu di un ristorante e averne la traduzione simultanea nella propria lingua sul nostro telefonino …

da Cronache del Gusto: Come si dice pane in cinese? Miànbao. E sale in arabo? Malh. Olio in spagnolo? Aceite, che però in russo suona masla e più semplicemente òleo in portoghese.

Sono solo alcuni degli oltre 50mila termini contenuti nel “Dizionario dell’Alimentazione in 9 Lingue”, la prima opera digitale dedicata agli alimenti, alle tecniche di cucina, all’educazione e alla sicurezza alimentare. Questa nuova app, pubblicata dalle Edizioni Plan di Loreto in provincia di Ancona è disponibile sia in versione web che per le piattaforme Android e Ios. Di utilizzo semplice e intuitivo, l’app consente di scoprire la traduzione e la pronuncia di prodotti e tecniche di cucina in italiano e in 8 tra le lingue più diffuse al mondo: arabo, cinese, francese, inglese, russo, portoghese, spagnolo e tedesco.

È disponibile su www.expodictionary.com. Questa iniziativa editoriale, che ha ottenuto il patrocinio del Comitato organizzatore di Expo 2015, intende anche rispondere al crescente interesse del pubblico italiano per le tematiche relative alla cucina, visto pure il grande successo di reality come Masterchef e degli altri programmi tv a tema gastronomico.

Il “Dizionario dell’Alimentazione in 9 Lingue” contiene le traduzioni di oltre 50mila termini relativi a: scienza e tecnologia per l’alimentazione; prodotti, preparazioni e tecniche di cucina; nutrizione ed educazione alimentare; sicurezza alimentare. L’app consente inoltre di poter ascoltare l’esatta pronuncia delle parole nelle diverse lingue e fornisce definizioni dettagliate e note informative che ne precisano il significato. Sono anche presenti migliaia di illustrazioni ed immagini, che aiutano a conoscere meglio prodotti e tecniche di cucina. Il dizionario è inoltre disponibile in una versione in 3 lingue (italiano, inglese e cinese), pubblicato anche in forma cartacea e in vendita su Amazon. L’opera è stata realizzata dalle Edizioni Plan, casa editrice del gruppo Eli-La Spiga Edizioni specializzata nel settore dell’enogastronomia e della nutrizione, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali dell’Università i Milano e con Alma, la scuola internazionale di cucina iItaliana diretta dal grande chef Gualtiero Marchesi.

“Il nostro obiettivo era di realizzare uno strumento che potesse rispondere alle esigenze di un pubblico vasto, eterogeneo e privo di una preparazione specifica, come quello dei visitatori dell’Expo o dei telespettatori dei cooking show televisivi – ha dichiarato Michele Casali, amministratore delegato del gruppo Eli-La Spiga Edizioni -. Questo Dizionario digitale fornisce anche un utile database terminologico per le necessità dei professionisti del settore. Insomma, costituisce lo strumento ideale da portare sempre con sé, per una migliore comprensione delle diverse culture alimentari e anche delle varie tecniche gastronomiche internazionali”.

C.d.G.

Aprire un ristorante: la burocrazia è un calvario

dal sito ConfCommercio:

Aprire un ristorante? Due mesi e mille “balzelli”

Ogni locale deve iscriversi al Conai, il consorzio privato che si occupa degli imballaggi e pagare 5,16 euro.

Alcolici Se un locale vende alcolici deve comunicare i propri dati all’Agenzia delle Dogane con una marca da bollo di 16 euro, anche se quei dati li ha già comunicati al Comune.

La burocrazia ha lo straordinario potere di farti sentire stupido. Per quanto uno stia attento si dimentica sempre qualcosa, e le grane arrivano puntuali. Come quella capitata a Giovanni Vivarelli, imprenditore genovese sessantenne da sempre attivo nel settore della ristorazione: «Stavamo mettendo a posto il nuovo locale. Un giorno arrivano gli ispettori del lavoro e ci chiedono il piano di sicurezza e coordinamento». Il piano è previsto per legge, e ha senso nei grandi cantieri. «Il nostro era un cantiere piccolo: abbiamo verniciato i muri, posato il parquet, rifatto i bagni e poco più. La ditta che ha eseguito i lavori aveva tutti i dipendenti in regola. Ma niente da fare, mancava quel piano: la sanzione ci è costata più di 2000 euro». Per aprire Continua la lettura di Aprire un ristorante: la burocrazia è un calvario

Più Francesi in Riviera dei Fiori? Le mie risposte a La Riviera

Lo scorso lunedì, nella splendida cornice dei giardini del Casinò di Beaulieu,  alla presenza di qualche centinaio di invitati eleganti, è stata presentata la nuova edizione 2015-2016 della Guida Petit Futé intitolata “Cote d’Azur – Escapade en Riviera dei Fiori”: 548 pagine che riguardano il territorio da Cannes a Cervo e relative valli. Il Petit Futé usce in diverse edizioni, riguardanti ognuna diversi stati e capitali del turismo mondiale. Essa è attesissima in Francia dove esce da anni, ma per la prima volta l’Edizione Cote d’Azur comprende la Riviera dei Fiori. Questo è stato possibile perché caldeggiato e realizzato dai giornalisti Pascal Loddo e Luigino Filippi, il nostro collaboratore con il quale è stata quindi facile un flash di intervista.

D. L’ennesima Guida ai ristoranti?

R. Non soltanto ristoranti. La pubblicazione indica sì alberghi e ristoranti ma, più in generale, è una Guida per meglio fruire e vivere il territorio. Ci sono mappe e informazioni in generale su come organizzare un soggiorno, trovare e fruire di trasporti, prodotti, artigiani, istituti bellezza, musei, mostre, cose da fare, shopping, prodotti del territorio, passatempi, spettacoli curiosità e molto altro.

 

D. Perché anche la Riviera dei Fiori?

Forse l’Editore Francese e segnatamente Isabelle Drozen (Responsabile della Guida Costa azzurra), ha capito che per i cugini Francesi, la nostra provincia è vicina e, avendo “corso meno” della Costa Azzurra nell’ultimo mezzo secolo, presenta ancora delle realtà semplici e autentiche, soprattutto nelle valli, dal Roia sino all’Impero. Luoghi dove oggi si praticano mestieri ormai pressoché abbandonati, si producono cibi di una qualità quasi introvabile altrove e dove le persone sono ancora “genuine”, anche se magari sorridono solo un giorno su tre. Ma anche questo può far parte del pittoresco.

D. Ma, non c’è più turismo dall’Italia verso la Francia?

R. Certamente! Intanto gli Italiani sono esterofili e poi, oggettivamente, chi va in Costa Azzurra trova un Paese che, per i turisti, somiglia molto a quello dei Balocchi. E si sa che il turismo vuole soprattutto il sogno … che i Francesi sono maestri nel creare. Per contro anche i Francesi più sciovinisti, stanno scoprendo che nella Riviera dei Fiori, perdonando i problemi di viabilità e parcheggio e rinunciando al superlusso dei Palace, possono albergare a prezzi che sono la metà rispetto ai francesi. La cosa vale soprattutto per i ristoranti che da noi hanno materia prima quasi introvabile in Costa azzurra e prezzi che consentono di rilassarsi!

D. C’è chi dice il contrario, riferendosi ai bistrot francesi…

R. No non è così. I migliori ristoranti della provincia di Imperia presentano menu completi dai 40 ai 70 euro. E alla carta è difficile superare i 100 euro. In Francia, per quattro portate non bastano mai 60 euro, neppure nei locali alla mano e, salendo di livello, è facile superare i 100 euro pro capite, per non parlare di quelli più “crudeli” sui 200 euro, giustificati dal lusso che porta un esercizio ad avere due dipendenti per ogni cliente. Inoltre, tra aperitivo, un vino normale, acqua, caffè, mancia adeguata e pourboir finale al voiturier che “vous à tiré une reverence” dopo avervi messo in moto l’auto, si giunge a limiti impensabili in Riviera dei Fiori.

D. Perché allora meno Francesi in Italia che Italiani in Francia?

R. E’ vero. Al sabato manca in frontiera la coda verso l’Italia … Ho l’impressione che in Francia vadano gli Italiani “ricchi”, mentre in Italia vengano i Francesi “poveri”. Probabilmente non abbiamo saputo creare uno status symbol. Per un Francese portare la “copine” in Italia “fa meno figo” che per un Italiano portare la ragazza in Francia. Ma da un po’ di tempo, si vedono qui auto francesi anche di lusso e chi viene una volta, torna sempre più di frequente, così almeno mi dicono i ristoratori …

Ecco, la collaborazione mia con il Petit Futé ha avuto questa “molla”, condivisa dall’amico Pascal Loddò in occasione di diverse “balades” in Valle Argentina, Valli del San Lorenzo, Imperia etc … Pascal ha condiviso con generosità l’entusiasmo dei Ponentini nel praticare seriamente le loro attività tradizionali e la loro sincera ospitalità. Speriamo che il Petit Futé faccia decollare, anche in bassa stagione, non soltanto il turismo dello shopping delle sei ore, ma anche quello più calmo che merita il nostro territorio.

Luigi Cremona: Nella ristorazione non mancano gi chef ma il management

dal sito Gambero Rosso:   …. ” vogliono diventare chef e nessuno vuolededicarsi al management della ristorazione: ciò è una grave mancanza. Parola di Luigi Cremona. Non è l’unica figura di cui si ha già un esubero, secondo il critico e curatore delle guide Touring Club. “In questo momento non c’è tanto bisogno di critici, i migliori forse sono quelli più anziani per l’esperienza accumulata ha argomentato Cremona facendo presente come il sistema Italia, per quanto concerne la ristorazione, non migliori certo con la presenza crescente di recensori.

I limiti dell’Italia

Nel mondo, a detta del critico, la nostra cucina sta vivendo un boom: “Il dramma è che si tratta di un italian sounding. Avanza l’Italia come nome e come titolo retto da proprietà costituite da investitori americani o asiatici, mentre a livello di food and beverage management sussiste praticamente un monopolio straniero”. Il motivo? Non ci sono giovani formati per questo settore e mancano i cuochi dotati di audacia imprenditoriale: “I nostri chef spesso sono bravissimi e geniali per passione e attaccamento al lavoro, ma” ha osservato Cremona “fanno i fenomeni quando hanno appena trenta persone ai tavoli. Per loro la qualità è legata a numeri bassi, ma a livello mondiale non funziona così”. Continua la lettura di Luigi Cremona: Nella ristorazione non mancano gi chef ma il management

Il manifesto della Nuova Cucina Nordica.

Da qualche anno al Premio Bocuse d’Or e in altre importanti classifiche si afferma, sempre più e sempre più esclusivamente, la cucina del Nord Europa. A me sembra ormai una manifesta  consorteria. Ora c’è an che il loro Manifesto: eccolo al seguente link:

 http://nynordiskmad.org/fileadmin/webmasterfiles/PDF/Ny_Nordisk_Mad_Low.pdfche