Archivi categoria: Il lavoro nella ristorazione

Il servizio in sala? La disperazione dei ristoratori, in Riviera e anche in Costa Azzurra.

jEAN PAUL AUGIER - CopiaIn servizio di sala è sempre più … disservizio. L’aria di troppi camerieri è quella di gente che se ne infischia, che non ascolta il cliente, che si fa i fatti suoi senza ascoltare il cliente. Perciò, avanti con l’acqua gassata e fredda quando la richiedete naturale e fuori frigo, avanti i peperoni nei contorni dopo che avete appena detto che non gradite i peperoni, avanti con i “Chiedo in cucina ” e poi mai arriva la risposta. La lamentela di tutti, proprio tutti gli esercenti la ristorazione è: siamo disperati.  Vengono, quasi non si tolgono neppure il casco e chiedono subito “Quant’è la paga e se si deve lavorare il sabato”… . E’ giunta l’ora che le scuole alberghiere tornino a formare seriamente: in un Istituto Alberghiero ho visto il prof che masticava ChevingGum durante il servizio, mentre gli allievi servivano svaccati. Al Lycée Alberghiero di Nice ho interrotto il pranzo e me ne sono andato: quello stesso Istituto 20 anni orsono meritò la prima pagina de La Stampa a firma Raspelli, con il quale ne testammo in anonimato il ristorante un mezzodì feriale qualunque. Rimedio: al momento proprio non ne vedrei …

Chef in rivolta contro la concorrenza “sleale” di agriturismi e street food. L’iniziativa arriva da Fipe

La Federazione Italiana Pubblici Esercizi reclama regole più rigide rispetto a circoli privati, food truck e home restaurant che “mangiano il futuro”. Secondo la Federazione il mercato, per quanto florido, è minato “da scelte politiche che incentivano i settori che effettuano somministrazione senza essere sottoposti alle stesse regole dei pubblici esercizi in generale”. Una questione che potrebbe essere risolta con una legge uguale per tutti discussa con le istituzioni e i diversi attori della filiera. Ma per il Ministero: “La Fipe non può denigrare un settore in forte crescita che si discosta molto dall’offerta proposta dalla normale ristorazione, ma dovrebbe vederla come un’attività di promozione e valorizzazione del territorio”. E’ una notizia comparsa su Il Golosario di Paolo Massobrio.  Rilevo che per le Seconde Case il Ministero ha invece accettato tutte le richieste degli albergatori, con una burocrazia dissuasiva che mette in serie difficoltà i proprietari, caricati persino dell’onere di rilievi statistici.

Sta tornando di moda finire/sporzionare il piatto al tavolo !? Che ne pensate?

oPare che nei ristoranti sia tornato di moda rifinire o comporre una portata al tavolo, di fronte al cliente, come era un must negli anni ’70…

“A La Conchiglia di Arma di Taggia(foto)  lo fanno tuttora e da sempre, ma in Liguria non mi risultano altri casi analoghi.  Sporzionare un pesce, mantecare una pasta, realizzare un dolce ad esempio. Vedere all’opera con maestria un competente professionista di sala fa parte sempre più di quell’esperienza che arricchisce il piacere gustativo, con fascino e attrattiva per il cliente.”  E’ una segnalazione di Italia a Tavola, che potrete leggere per intero sul seguente link: https://www.italiaatavola.net/professioni/maitres-e-sala/2019/4/23/comporre-piatto-tavolo-vecchia-moda-attrattiva-social/60321/

Tovaglia Si o NO? Se la mettiamo a casa nostra, perché starne senza al ristorante?

dSecondo uno studio effettuato in Francia, il 35% dei ristoranti nuovi stellati Michelin francesi, chissà perché,  NON mettono più la tovaglia (foto de La Table de La Reserve a Beaulieu). Parrebbe essere una tendenza favorita dalle guide… Mah! Fortunatamente, a mio modo di vedere, anche per ragioni igieniche, da noi i tentativi di abolire la tovaglia ci sono, ma la mise en place tradizionale risulta essere ancora di gran lunga la più gradita. E qualche ristorante che “ci ha provato” ha perso determinati clienti, spesso i migliori.  So di un viaggiatore che ha deciso per un altro albergo, rispetto al  prestigiosissimo NORMANDIE ***** (in Normandia), proprio perché nelle foto ha visto che ai tavoli non c’erano le tovaglie).  In Italia la “difesa” mi pare ancora alta, anzi voglio segnalare un articolo con interviste importanti di “Italia a Tavola” intitolato “L’arte della mise en place: nulla va lasciato al caso”. Il link è il seguente:   https://www.italiaatavola.net/professioni/maitres-e-sala/2019/2/16/arte-della-mise-en-place-nulla-va-lasciato-al-caso/58889/

SOMMELIER AISP: ammesso solo chi ha l’attestato scolastico riconosciuto e lavora come sommelier, almeno prevalentemente.

ASPI SommelierL’AISP (Associazione Italiana Sommellerie PROFESSIONALE), unico ente italiano membro di ASI, Association de la Sommellerie Internationale, è impegnata, fin dalla sua fondazione, nella battaglia per il riconoscimento giuridico e per la disciplina della figura professionale del Sommelier. In un loro Convegno Nazionale (nella foto: i relatori tra cui il “nostro” Piero Sattanino di Bordighera)  hanno ricordato l’importanza del ruolo del Sommelier Professionista, ovvero chi ha conseguito l’attestato in seguito a un curriculum scolastico riconosciuto ed esercita la professione di Sommelier come attività esclusiva o preminente. I contenuti dei lavori potete trovarli sul seguente link:

http://www.cronachedigusto.it/component/content/article/27009-qil-sommelier-ha-un-ruolo-fondamentale-sia-riconosciuto-come-professionistaq.html