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Ristoranti: La recensione della settimana: Terme di Castelvittorio

15 3 2014 (10)                                     Castelvittorio – Hotel TERME

Località Madonna Assunta – Tel. 0184 241 046

Il Lanteri è uno scafato personaggio formatosi nei migliori ristoranti rivieraschi e costazzurrini nel preludio degli anni dolcevitaioli ’50-’60. Se volete conoscere episodi ormai mitici dell’alta Hotellerie della Riviera e della Cote, non avete che da chiedere; dopodiche, poiché non racconta affatto fuffe, val la pena di ascoltarlo con attenzione. Fu Gloria Rossi un bel dì a domarlo, divenne sua moglie e aprirono questo punto di riferimento in valle la cui bandiera ancora oggi sventola distesa e gloriosa. La brava “chef di una cucina al femminile”, riconosciuta anche nell’Ordre des Disciples d’Escoffier, ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti di primordine, ma non s’è mai montata la testa ed esegue “mane e sera” con regolarità, cercando poi conferma in sala della soddisfazione dei molti “fedeli” che salgono questa valle (che forse molti hanno scoperto grazie a questo ristorante).

La carta offre sette antipasti, tra cui i Barbagiuai (ravioli di zucca fritti) e i Previ (lattughe ripiene), entrambi serviti a temperatura giusta. Sette portate di primi, tra cui il piatto di inenarrabili Fagioli Bianchi di Pigna e lo storico Gran Pistau (minestra di grano e farro). Tra gli otto secondi lo stufato di capra e Fagioli Bianchi di Pigna è un piatto che da tempo la fa da padrone, così come i bocconcini di cinghiale in salmì e polenta. Non acquistano funghi di provenienze lontane ma, se in stagione nasce un fungo in valle, esso finisce quasi certamente qui: è allora il momento di correre a fare il “tagliando annuale” di funghi e abbuffarsi sulla tempesta della decina di portate, anche giga se lo gradite. Tutte a base di funghi locali, anche nel buon dessert anch’esso di prima coi baffi.

I prezzi, moderatissimi, diventano “commoventi” nel MENU DEGUSTAZIONE: otto piccoli assaggi di antipasti della casa, due assaggi di primi piatti, agnello da latte alle erbe aromatiche cotto al forno con patate arrosto, le golosità del carrello: Euro 30. Oppure addirittura il PICCOLO MENU: un primo piatto del giorno, il coniglio alla Ligure con salsa al Rossese e olive taggiasche, le golosità dal carrello. IL tutto a Euro 22.

Se non desiderate la caraffa di buon rosso da mezzo litro (8 euro), la nutrita carta vini merita e richiede tempo, ma non molto… danaro; ovviamente qui è normale trovare tutti i Rossese (a partire dai 18 euro), ma c’è un bell’assortimento di altre etichette anche straniere a prezzi indulgenti.

L’accoglienza è calorosa, il servizio non mena il turibolo ed esegue efficace, disponibile e sparisce al momento giusto per ricomparire prontissimo se necessità qualcosa. Nel caso, la casa dispone anche di un privé da una ventina di coperti. Va però detto che, nonostante la capienza del salone, la clientela è calma e morigerata: non vi ho mai trovato le bercianti “teste di lotus” che imperversano solitamente ovunque la domenica a mezzodì

La recensione del ristorante della settimana. A Imperia: Didù

Foto0026Imperia Oneglia – OSTERIA DIDU’

Viale Matteotti 76 – Tel. 0183 273636

Non essendo un tifoso dei locali troppo “slofuddiani”, ho forse  inconsciamente ritardato la visita della nuova gestione ed ho sbagliato: perdonatemi! L’ho provato un mezzodì trovando un ambiente corretto da break veloce senza altri appeal. Stanti però le insistenze degli amici di  “radiomarmitte” (tre lettori partecipativi), ho voluto prenotare. Sono tra i pochi che vivaddio rispondono al telefono prima delle 18 e mi sono assicurato  gli ultimi due coperti. Rimediato un parcheggio, eccomi finalmente una sera feriale in questa OSTERIA  moderna, per metà vetrata e tendaggi bianchi (in inverno evitare i due tavoli presso la porta) e per l’altra metà con  grandi fiori a colori tenuti stilizzati alle pareti, pavimento in lamellato chiaro, tavoli più ravvicinati che distanziati, tovagliette in stoffa,  tovagliolo in carta,  sedie ok fino alla taglia xl, posateria inox,  bei bicchieri e stoviglie candide, pane a fette tagliato al momento, bottiglietta d’olio extravergine Muaje sigillata, saliera con Himalayano ed una tentatrice ciotolina colma di ottime  olive taggiasche.

Il patron declama “a nastro” l’intera offerta. Quattro antipasti: la battuta con il Porro di Cervere (€ 11), il Brandacujun (€8), la buridda di polpo (€ 8), lo sformatino di cardi con crema di zucca (€ 6). Tre primi i tagliolini con Gamberi (€ 12), i Cavatelli al ragu di polpo (€ 11), le orecchiette con porri e speck (€ 11). Quattro secondi: le seppie in zimino (€ 10), le acciughe al verde (€ 11), l’ombrina al forno o alla griglia (€ 15), i fagottini di vitello (€13).  La sua voce è chiara e forte per cui, nel caso, anziché farlo ripetere, potrete approfittare dei suoi numerosi bis concessi agli altri tavoli oppure, se avete focus 9/10, fissare le due lavagnette appese a metà sala che indicano anche i prezzi.  E’ pur vero che in una osteria non è prescritta la carta ai tavoli, ma  non ci vuole più tempo a scrivere due lavagne con il gesso che non a stampare la lista del giorno con un PC? 18 11 2015 (7)

Ho provato i piatti che ho sopragrassettato più un Bunet discreto e li ho trovati generosi, corretti e ben preparati.

Il servizio ha ovviamente molto da fare ma non è svolto secondo i minimi sindacali, non è “afoso” ne “attapirato”, ne “ad capocchiam” come spesso capita negli “slocost”. E’ anzi capace, disponibile, simpatico, con “passaggi e tiri di palla” veloci ma senza affanni, concreto e presente ma senza odiosi tacchinamenti dall’inizio alla fine, nonostante cambino stoviglie e posate ad ogni portata (fatto non prescritto in una osteria).

La carta vini offre 20 bianchi e 20 rossi, più sfusi sia a “quartini” che a “mezzi” e vi sono indicate anche le gradazioni alcooliche di ogni bottiglia. La selezione è da professionisti, con ricercatezze di nicchia, come la Pelaverga 2014 di Verduno fratelli Alessandria (€ 18) che un tempo aveva alone di essere anche afrodisiaco, secondo la assessore di Verduno dell’epoca del suo “lancio”. Il mio vicino m’ha offerto un bicchiere di buon bio, il Vermentino Aimone di Vio che non ho visto in carta.  I prezzi di due piatti più dessert, sui 25 euro, sono da amici, ma che dico, da … benefattori verso di noi, poveri peccatori di gola impenitenti, stivati  qui numerosi anche nei giorni feriali.

Concludendo: un piccolo locale moderno, funzionale, accogliente:  il posto giusto per chi bada alla sostanza e cerca una formula familiare rifuggendo l’ ambaradam di molti pizzoranti da poco prezzo.

Un Ispettore, con esperienza, può evitarsi dei “chiodi”?

L'ala e la coscia

Il sito Dissapore da la notizia che ” Un anonimo ispettore di una non specificata guida gastronomica inglese ha riportato sul Guardian quali sono i parametri che utilizza per scegliere i ristoranti da testare.

Recensioni, premi e liste di guide lunghe così sono ottime bussole, ma è leggendo i menu che l’autore dell’articolo intuisce se valga la pena incamminarsi per un sopralluogo o meno. E questi sono i suoi criteri: Continua la lettura di Un Ispettore, con esperienza, può evitarsi dei “chiodi”?

Esce la 17° edizione de “Il Golosario 2016”

ARRIVA in libreria la  NUOVA EDIZIONE DE “ILGOLOSARIO”

Esce la 17°  edizione de “ilGolosario” 2016, la guida di Paolo Massobrio alle cose buone d’Italia che, racconta il meglio del gusto italiano con i suoi territori, i prodotti tipici e le storie dei suoi artigiani. Con oltre 10 mila segnalazioni, Il Golosario 2016 è un vero e proprio riferimento per il “turismo enogastronomico italiano” Continua la lettura di Esce la 17° edizione de “Il Golosario 2016”

La recensione della settimana. Ad Altare Ristorante Locanda QUINTILIO

quintilio 2012 (6)

Altare – Locanda QUINTILIO

Via Gramsci 21 – Tel. 019 58000

www.ristorantequintilio.it

Ad Altare, al Colle di Cadibona sul confine tra Alpi e Appennini, c’è l’indirizzo meno lontano dal mare del Ponente Ligure dove assaggiare tartufi, respirando un’aria già langaroleggiante. Anche quest’anno a quella che viene appellata Fiera del Tartufo di Millesimo si trovava molto ciarpame di anonimi articoli eterogenei come in qualunque mercato settimanale, ma ben pochi tartufi. La Valle da anni sa promuovere (?!) così il prezioso Tuber Magnatum Pico Valbormidese e di conseguenza pochi lo conoscono fuori zona. Va detto che quest’anno la stagione è un po’ avara ma, se qui nasce un tartufo, potete star certi che esso, prima di prender la via per Alba, verrà offerto a questo ristorante.

Quintilio da cinque generazioni sa come accontentare i suoi “fedeli” e si trattiene molto nei ricarichi sul prezioso tubero pur servendolo in quantità serie. Si tengano lontani “gastrofighetti okkei” e pedanti “malmosto say”: la sua cucina è quella abbondante concreta e classica della “frontiera” ligure-piemontese, per meglio dire, Valbormidese. Ma, volendo tartufo, le portate da chiedere sono ovviamente quelle piemontesi. Qualche esempio? Tutte con Tartufo bianco: Tartara di fassona battuta a coltella – tagliolini artigianali – risotto con Carnaroli mantecato al Parmigiano Reggiano – uova al tegamino – cardo e fonduta filante. Per tre piatti con tartufo più un dessert, ad esempio un “San Bajun”, si sta sugli 80 euro, comunque sotto ai 100 euro.  Lorena la giovane patronne, una “stelassa” che è anche sommelier, è una perfetta padrona di casa che accoglie sorridente e a viso aperto, fa spedita guardaroba evitando i giacconi sulle sedie, è attentissima ai particolari ed è in perfetta simbiosi con il capace personale “storico”, non vi crocifigge con inutili bla bla. Il sito è stato anche ristrutturato di recente e, “permessi” permettendo, rifarà a breve anche due locali, che dovrebbe farlo diventare ancora più comodo intimo e accogliente. C’è anche un grande tavolo nell’ adiacente enoteca “privé”, per una dozzina di persone. A proposito, la carta vini è un bel momento per ricchezza di scelte inversamente proporzionali ai suoi prezzi che sono assai convenienti (molte bottiglie costano sotto ai 20 euro). Un indirizzo per gourmet “Pro pagana Fide”, da un secolo. Ma, siccome  nessuno è perfetto,  è chiuso la domenica sera e, beati loro,  anche tutto luglio, ma kìssene di questi tempi.