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La recensione: a Imperia Ristorante Agrodolce

da Brescia Oggi

foto da “Brescia Oggi”

  AGRODOLCE   – Calata G.B.Cuneo 25

Tel. 0183 29 37 02 – www.agrodolceimperia.it

Sulla Calata gli yacht a tre piani sollevano tanti “Oh!” e “Ah!” tra i passanti provenienti dalla banchina dei pescherecci. E’ qui che si trova l’ingresso più bello del ristorante, dove c’è anche il dehor estivo, con passeggio antistante non disturbato dal rumore di veicoli. Nelle due salette interne aperte tutto l’anno l’ambiente è solare, con Continua la lettura di La recensione: a Imperia Ristorante Agrodolce

La recensione: ristorante M/B Patrizia a Sanremo

16 06 2016 (19)                             Sanremo:   ITTITURISMO M/B PATRIZIA

Lungomare Trento e Trieste 21

Tel. 0184 1891905 – 349 8188317 – www.eppofish.it

La sera mi sembra tollerata la sosta su questo lungomare ma, per essere più rilassati, basta parcheggiare nei pressi della fontana dello Zampillo e usufruire del vicolo che “sfocia”, dopo soli 100 metri, proprio davanti all’importante entrata del ristorante. Nel locale di Continua la lettura di La recensione: ristorante M/B Patrizia a Sanremo

La trattoria ideale per Davide Paolini

 La mia trattoria ideale ( dal sito il Gastronauta.it): 

“Dalle posate al menu: ecco come deve essere la trattoria a prova di Gastronauta

L’oste di una trattoria, che non trovate di certo tra i famosi 50 migliori ristoranti al mondo, mi ha mostrato un mio pezzullo di anni fa su un settimanale dove disegnavo il mio posto ideale. Più o meno la penso ancora così. Un lungo tavolone, un fratino per intendersi, di un legno consunto dal tempo.

Ho sempre preferito sedermi tra gente, il cibo è convivialità: non amo i luoghi “chiesa” o i posti confessionali, dove la recita del menu diventa una Messa in canto gregoriano. Oppure apprezzo i locali alla giapponese che mettono di fronte il cuoco al cliente: assistere ad alcuni movimenti di cucina, soprattutto quando i cuochi giapponesi sono intenti a tagliare, a sfilettare il pesce.
Torniamo alla mia trattoria, sul tavolo tovagliette (dicesi runner, non so perché) di lino grezzo d’antan, calici di livello (ma non necessariamente Riedl&Affini). Le  posate dovranno essere old style, pesanti senza birignao da design, che di solito sono difficili da imbragare: forchette minuscole che scappano di mano, coltelli impraticabili, cucchiai micro. Insomma bando ai rosari dei patron che illustrano i loro gioielli firmati.
Poi cominciamo il film della serata: un menu semplice, senza conferenza stampa, di facile comprensione su cosa si mangia… Ammetto una breve parentesi sulle materie prime, ma non un racconto a memoria sul chilometro zero, o  sul “bio bio, non avrai altro Dio”. I prodotti devono essere di certo “naturalmente biologici”, così vanno bene anche senza timbri, l’onestà ha più valore.
I piatti dovranno essere semplici, non ho preclusioni su inflessioni regionali o comunali o internazionali, l’importante è che non siano creati per “stupire&divertire”, ma solo per godere ciò che si mangia, sia una pasta e fagioli o un piccione cotto alle spezie o una cipolla caramellata. Soprattutto, non mi deve raccontare il cuoco che ha inventato lui la passatina di ceci con i  gamberi o il gelato al parmigiano. Non gli credo!
Ora la carta dei vini: mi rifiuto di consultare quelle tipo Bibbia, dove attualmente i rossi risalgono ai nonni (le annate sono sintomo dell’andamento commerciale), mi piacciono soprattutto quelle fatte in casa dal patron, senza interferenze dei voti delle guide o stampate dai rappresentanti, così forse potrò finalmente bere qualche chicca originale.

La recensione: ristorante “Osteria Cian de Bià” a Badalucco

Cian de BiàBadalucco   –  OSTERIA CIAN DE BIA’ –  Via Silvio Pellico 14

Tel. 320 662 2079 – 338 893 0343  –  www.ciandebia.it

Badalucco, regina di questa lunga valle ha incredibilmente un grande spazio oltre il ponte dove poter parcheggiare tranquillamente. Ritornerete poi a piedi verso il borgo antico previa sosta di ammirazione dei gorghi del torrente Argentina (con a fianco l’antico lavatoio) e con quattro passi giungerete al primo vicoletto. Siete già arrivati. Pochi scalini di una scala alla ligure (vedi foto) da ” prendersi con calma  vi conducono al secondo piano della casa in pietra, perfettamente riattata ad uso ristorante che, con modestia eccessiva, han voluto chiamare “osteria”, ma che invece per svariati particolari meriterebbe l’appellativo di bomboniera. Due piccole salette, la prima più “di famiglia”30 04 2016 (29) - Copia per una capienza complessiva di trenta coperti, dove ogni particolare è stato curato: le pietre antiche a vista, i pavimenti in cotto, gli impianti elettrici a treccia esterna com’ era normale fino agli anni ’50P1110903 - Copia, degli splendenti lampadari a goccia, uno spazio libreria gourmet sopra al caminetto e, ai tavoli ben sistemati, una candela vera,  che accendono ad ogni coppia, cosa ormai rara a trovarsi. L’ambiente, intimo, ha solitamente clientela calma e talvolta si finisce per “fraternizzare” con qualche epicureo del tavolo vicino.

Il cibo è quello di casa e della tradizione, con occhio attento a qualche alleggerimento per assecondare gli stomaci meno “virili”. La carta non c’è: il calmo patron sa il fatto suo e “passa” con: insalata russa da poesia, bresaola veramente unica, Frandura (una tièpida torta di patate), vitel tonné di tradizione, stoccafisso mantecato con olio Extravergine di Taggiasca della loro azienda agricola di Isolalunga a Montalto, i tagliolini ai gamberi di fiume accompagnati dai famosi e “impalpabili” Fagioli di Badalucco, i ravioli fatti in casa adeguatamente conditi burro e salvia così come i successivi gnocchi condito con pesto e pomodoro, il coniglio alla ligure con olive Taggiasche, la torta di Badalucco fatta in casa, qualche formaggio locale oppure il dolce zabaione anch’esso fatto in casa, oppure il “bunettu cun e oeve” come nei deschi degli anni ’50 del secolo scorso. Il tutto non “a scelta” ma “a proposta”, ovvero loro portano e offrono gentilmente tutto il bendidio che precede, con garbo e senza insistere e a questo punto sta poi a voi decidere se servirvene o meno. Il tutto senza pensieri perché il conto, fisso, è sempre sui 30 euro: un vero atto di fiducia che procura e assicura che tutti tornino di frequente…

La carta vini è di circa 200 etichette, delle quali un quindicina sono liguri, più altri elenchi di vini piemontesi ed altre ancora; molte bottiglie hanno prezzo inferiore a 15 euro… Eccezionale per rapporto qualità/prezzo lo Champagne Jean Comin a meno di 25 euroP1110890 - Copia. Uffa,  ma insomma, ci sarà pure qualche difetto! Beh,  è indispensabile prenotare con un certo anticipo e, se siete a dieta,  consiglierei un triduo di digiuno preparatorio.

La recensione: a Borgio Verezzi Ristorante DOC

ristorante-doc[1]Borgio Verezzi –  DOC  – Via Vittorio Veneto 1 –  Tel. 019 611 477

La villa padronale e il suo bell’agrumeto splendono nella notte, quasi chiassosi rispetto ai bei dintorni, e il bel mondo della Riviera da decenni anzi, precisamente dal 1982, “pellegrina” fedele a questi tavoli per il comfort che qui è sempre stato assicurato. E’ una magione molto curata da Patronne Cinzia che, senza cadere mai nel “troppismo” e conservando sempre buon gusto, ha rifinito la sua “casa” un po’ fatata, con ninnoli e preziosità in ogni spazio e angolino. Se arrivate per tempo a prenotarlo, chiedete il tavolo rotondo nella saletta entrando a destra, (sala con un unico tavolo) e godrete della magia di un ritiro di atmosfera senza tempo, così com’ è anche in qualche angolo un po’ appartato del giardino, dove apparecchiano in estate.

Il Patron lo si vede spesso in sala, ma non crediate che esca tanto per “fare il bello”. Paolo si muove soltanto per capire le vostre preferenze e farvi poi contenti personalizzandovi il piatto. L’atmosfera della sala è soft, con buona musica jazz (e non) in giusto sottofondo, le luci sono soffuse ma sufficienti, c’è una fiammella a 40 cm sopra al centrotavola nonché una piccola scultura. E poi piante, piccoli mobili e soprammobili particolari, un pianoforte… Un posto giga, elegante, adatto sia a “briatori con cistante”, che ad ogni altro tipo di clientela, da sconsigliare solo a combriccole di bercianti masticoni.

Gli antipasti in carta sono soltanto due: è il segnale di un cuoco che vuol trattare solo materia prima perfetta e pesce locale, in un ambiente da una ventina di coperti. Si tratta delle Mazzancolle al vapore con misticanza e salsa agli agrumi(€ 15) nonché delle acciughe in pan di menta con tortino brisé di trombette zenzero e riso (€ 15). Quattro i primi piatti, tra i quali i Croxetti di pasta matta (no uova) ragu di triglie di scoglio e basilico (€ 20) oppure gli spaghetti Agnesi n. 3 con bottarga di muggine. Tre i secondi, tra i quali il pavé di palamita alla piastra con verdure e caramello di soia (€ 25), oppure la mormora nostrana al forno alla ligure (pomodoro e olive). I dessert sono invece cinque, tra i quali l’Ice Mojito del Doc (sensazioni dei Caraibi (€ 10) oppure il flan al ciocolato fondente che qui viene preparato dal 1984, prima che molti altri ristoratori lo copiassero, dice il patron: un dolce inenarrabile anche per la sua perfetta consistenza che non “fa” il solito “plof troppo liquido” alla prima cucchiaiata, come invece avviene pressoché ovunque.

Cinzia Mattioli, sommelier e patronne, governa una cantina il cui elenco per la verità, è vergato su una carta di spessore, ma purtroppo l’ho vista raramente arrivare al tavolo perché, conoscendo Cinzia i cibi e i gusti degli habitué, provvede ad orientarli “a voce”.  Ma, direte, e … i prezzi delle bottiglie? Occorre fidarsi, sono normali, come sono normali quelli dei distillati da fine pasto e dei sigari perfettamente conservati che, in giardino, possono creare un dopocena perfetto, fermando per una sera la macchina del tempo. Per una cena completa si spende dai 45 ai 60 euro. Luigino.filippi@alice.itwww.buongiornogourmet.it