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La recensione – A Cipressa il ristorante Buona Vita

Cipressa (IM) – BUONA VITA – Piazza Mazzini 2 – Tel. 0183 98000 – www.cipressa.com

Tre borgate adagiate sulle colline hanno origine da due piazze adiacenti, cuore della vita del villaggio, costituito ormai da poche decine di Cipressini, ma da centinaia di VIP (molti stranieri) sui qualiviene rispettato l’anonimato ed anche una piccola comunità di artisti: un mix di vita e vitalità, dove tutti si conoscono, lontano da traffico e clamori della movida della costa, a soli 3 chilometri dal mare .

E’ appunto in piazza che questo ristorante ha tre sistemazioni: una invernale, molto romantica, con tanto di camino acceso, specchiere continue perimetrali, collegata al patio verandato da un corridoio di pochi metri, appena rifatto, con atmosfere minimaliste e look attuale senza “trallallà” e romanticherie. La terza sistemazione è uno spaziosissimo SOLARIUM a una cinquantina di metri oltre la strada, con alberelli di ulivo in vaso, dove la piacevolezza aumenta a mano a mano che si spegne il tramonto e si accende la notte con le luci delle sobrie luminarie bianche mentre, oltre il contorno delle piante di pepe, si intravedono i  lampioni giallognoli. Vi regnano il silenzio e i brusii di un paese privo di traffico, ma ci sono anche delle serate di musica fino alle 24, che spesso terminano con simpatici balli spontanei di qualche coppia nei dintorni dell’area. Se vi fanno piacere, o se al contrario non ne gradite l’ “accompagnamento”, potrete informarvi sul calendario delle manifestazioni quando prenoterete e regolarvi di conseguenza.

Gli spazi tra un tavolo e l’altro assicurano una assoluta privacy e la distanza dalle cucine non compromette il diligente e premuroso SERVIZIO (con magliette “logate” BuonaVita), capeggiato dall’attentissimo ALBERTO, m’è parso: almeno una persona è sempre presente ed è attenta con discrezione. Le sedie e gli spaziosi tavoli sono rusticissimi, un abat jour al centro tavola illumina ogni tavolo con l’avanzare della serata e potrete contare sulla fornitura di un tovagliolo in stoffa (che in questi casi io uso come tovaglietta sostitutiva della tovaglia non presente). Il cestinetto del pane e grissini di qualità viene puntualmente ridotato (però la sera del mio passaggio non ho più  trovato la loro invitante focaccia alla genovese).

Le liste cibi e vini giungono sollecite. Tra gli ANTIPASTI, cito il Brandacujun della tradizione.

Tra i PRIMI una bella sorpresa sono i Mandilli de sea, piatto  genovese che, ci scommetterei, in inverno vengono serviti aperti e distesi in un candido piatto piano dove può trionfare  la loro linearità e la purezza dei colori della portata; mentre in estate, probabilmente per salvaguardarne la temperatura nel tragitto tra la cucina e la terrazza, li servono in una ciotola variopinta, arricchiti generosamente con gamberi di qualità ben decorticarti e la loro bisque: un insieme che lascia il ricordo … Evidentemente chef FEDERICO PINASCO, da sempre grande appassionato di cucina, ha messo a frutto le conoscenze acquisite in scuole importanti e ristoranti TOP dedicandosi qui alla elaborazione di piatti tradizionali della grande nonna Rina, con qualche accortezza per renderli più attuali.

Nei SECONDI ho trovato qualità in un filetto di Ombrina con contorni alla ligure, svelatisi quando ho dischiuso uno “sciantoso” cartoccio. Tra le carni, di fornitura seria, cito il notevole Filetto di manzo (gr. 200 a 35 euro) con spinacino all’Italiana, patate al burro, salsa al Madeira e foie gras d’oca (non di canard, evviva!) che mi ricorda un Rossini da poesia consumato nella mia precedente sosta qui, una proposta fissa, anche nella stagione estiva. I CONTORNI dei secondi comunque si possono scegliere a parte e molto gettonato è il Condiglione di pomodori Cuordibue locali.

Al DESSERT potete lasciare i titoli consueti ed optare per una botta di vita con la Tortillas, salsa Guacamole e GinTonic , dopo la quale il buon caffè viene servito in una “ gggiovane e toga” tazzina a bicchierino, con un cioccolatino con il logato Buona Vita.

La CARTA VINI elenca un centinaio di etichette locali, italiane e straniere, a prezzi invitanti, a partire da 14 euro. Di ogni bottiglia vengono meritoriamente indicati il vitigno e la gradazione alcoolica. Segnalo che da qualche tempo hanno introdotto in lista anche una decina di Champagne e tra questi il Paul Goerge Brut Tradition Premier Cru a 50 euro, servito con ghiaccio in un simpatico sacchetto Ice Bag  (attenzione a tenere la bottiglia in verticale e non obliquo come nei secchielli).

PREZZI: coperto € 2, acqua minerale € 3. Antipasti € 12; primi € 15; secondi € 18-20; contorni € 6; Dessert € 7-8. Non c’è, al momento, una proposta di menu degustazione.

CONCLUDENDO: Il “Buona Vita” dà vita al borgo. Lo chef, molto ascoltato e assecondato, “motu proprio” non vuole confondere la tradizione con l’immobilità e, ben guardandosi dall’ingessare i piatti per l’eternità, li evolve senza stravolgerli. Ben sapendo che la materia prima deve essere di primordine, che le preparazioni devono essere sempre di giornata senza abdicare a salsine d’archivio e resti di “cambusa”: la cucina ligure li esclude senza appello e trovarli significa deludere un cliente e degradarsi. Ogni gesto e passo di cucina ha una sua ragion d’essere se si vuole concludere ottenendo qualità. Partendo dai minimi particolari: “Nelle tavole dove si usa il burro, la temperatura del burro deve essere assolutamente proporzionale alla morbidezza del pane” butta lì en passant chef Federico; ecco, appunto, avete capito che razza di precisino cucinerà per voi?

La recensione: a Montegrosso Pian Latte, l’Osteria del Rododendro

Montegrosso Pian LatteOSTERIA DEL RODODENDRO

Via IV Novembre 4Tel. 0183 752 530

www.osteriadelrododendro.it

Montegrosso, villaggio nell’alta Valle Impero nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri, a circa 700 metri slm, un centinaio di abitanti, ha avuto storia interessante (è stato anche possedimento napoleonico). La strada per giungervi è facile sino a Pornassio, poi gli ultimi pochi chilometri sono di risalita nel lungo valle ombreggiato, da prendersi con lentezza se si vuole assaporare la frescura della strada ombrosa in ambiente silvano. All’arrivo avrete subito l’idea di un borgo ameno e calmo dove è anche facile trovare parcheggio sotto al campanile, a pochi metri dal quale, sorge questa bella casa in pietra su più piani, adibita a ristorante. Molti hanno scoperto il borgo proprio venendo a pranzare “al Rododendro”.

Nelle due salette, con due ventilatori a pale larghe a bassa velocità, tutto è attuale e nello stesso tempo un “remember” piacevole di tempi desueti in cui, anche grazie alla stazione sciistica, poco distante, questo locale era il cuore della borghesia imperiese e del largo circondario. Alle pareti ci sono ancora trofei di manifestazioni varie, compresi varii Rally automobilistici importanti. Al piano soprastante hanno creato uno spazio per bimbi, una provvidenziale risorsa per le famigliole della domenica.  Le loro abituali tovaglie, operate ed importanti, a causa dell’andazzo Covid sono tuttora coperte da impalpabili veli usa e getta. Gli ampi tavoli sono ingentilite con piccoli bouquet di fiori freschi e ci sono grandi sedie con seduta comoda. I tavola olio EVO IGT Riviera dei Fiori dell’ultima annata,  sale, una bottiglia azzurra di acqua marchiata filtrata Ellisir (preparata in casa).

Ma veniamo al cibo. E’ quello delle tradizioni e principalmente ruota intorno alla linea della Cucina Bianca di questa valle (a base di farina e prodotti dell’orto), servito con garbo e savoir faire in dignitosi piatti decorati con una certa ricercatezza.

Quando i sapori sono “giusti”, non si parla più, si tace e si degusta. Ecco qua: degli ANTIPASTI la prima portata comprende Schiacciata di trombette – Panissa dorata – Insalata russa; la seconda portata li completa con il Coniglio croccante – Bruschetta pomodoro e basilico – Tortino di erbette. PRIMI PIATTI: il loro cavallo di battaglia sono le “Raviore” De.Co. di erbette crude all’olio EVO, cui seguono gli  Gnocchi di patate e funghi porcini: piatti  di una mano esperta che predilige linearità e presentazioni “pulite” senza salsine copritutto.  Seguono i SECONDI PIATTI: Lonza al Pigato, timo e bacche rosse – Bracioline d’agnello al forno – Degustazione di formaggi locali. Nessuna caduta di tono, dall’inizio alla fine, neppure nei DOLCI: Gelato di castagne e rhum – Bavarese alla menta e fondente – Budino della nonna.

Se, a tutto il bendidio che precede, unirete il loro VINO DELLA CASA (Ormeasco di Montegrosso Pian Latte), spenderete la bellezza di … 30 EURO e, magari vi offriranno anche un digestivo. Tra le bottiglie esposte, segnalo una splendida Granaccia 2020 DOCG Riviera Ligure di Ponente. In luglio ed agosto sono sempre aperti; gli altri mesi aprono soltanto nel fine settimana. Insomma, è un locale che svolge perfettamente la sua ”missione” di angelo custode/ambasciatore della cucina di valle, facendo resistenza riuscita e permanente gli oltraggi del tempo, per chi desidera ritrovare le atmosfere di casa, dei paesi di un tempo, accomodandosi qui con il cuore e il portafoglio, entrambi leggeri: inseritelo in agenda anche per le mezze stagioni e non ve ne pentirete.

La recensione: a Cervo il Ristorante SAN GIORGIO

Cervo – RISTORANTE SAN GIORGIO – Via Volta 19 – Tel. 0183 417 000

La chef-patronne Caterina Lanteri Cravet, con oltre 60 anni di attività, è stata insignita fin dal 2007 dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Nella motivazione vergata sull’Attestato di Conferimento è scritto: “per l’impegno nella professione che fa onore alla Liguria e merita un opportuno riconoscimento” ! Con queste premesse non meraviglia che il locale sia da sempre un TOP e continui ad essere curato nei minimi particolari e dettagli per un confort d’insieme indiscutibile.

L’AMBIENTE è costituito da una grande terrazza e un “galeotto” terrazzino di ringhiera con tre tavoli in tutto con tramonti da cartolina, tre sale interne dove si respira aria di liguritudine agiata ed anche una cucinetta Antica Liguria con un tavolo da due, più unica che rara. Il tutto curatissimo, dai tendaggi, alle mise en place, ai modi del SERVIZIO capitanato dal compassato Patron ALESSANDRO e, concretamente, eseguito da uno staff capace e diligente all’altezza di ogni situazione, con lo storico Michele che personalizza il servizio adattandolo al  “miniuniverso” di ogni tavolo.

Dei quattro ANTIPASTI (€ 26-38) cito il Cocktail di “Gamberi in salsa rosa piccante, dichiarati “in onore ai meravigliosi anni ‘80”; 

Dei cinque PRIMI PIATTI (€ 22-30) ricordo i semplici ma inenarrabili Maltagliati al pesto di Caterina, soffice di pesto e crema di latte: la  memoria dei sapori m’ha riportato d’acchito alla prima metà del secolo scorso, quando il grande Nino Bergese, a La Santa di Genova, non disdegnava di finirlo, appunto, in maniera similare.   

Dei sette SECONDI (€ 30-60) la Sauté di gamberi e scampi, aglio, olio e peperoncino con patata naturale, è un monumentale piatto inneggiante alla semplicità della cucina in grazia di una materia prima sempre più rara a reperirsi in pescheria, ma che qui ancora non manca.

Infine, dei cinque DESSERT (€ 10-13) cito, oltre alla scelta di formaggi misti, la crema di gelato, salsa zabaione, soffice di zabaione e crumble di nocciola, accompagnabili da un vino a bicchiere ad hoc.

Un pasto completo di tre portate più dessert “parte” quindi da 88 euro. Ma esiste anche un conveniente MENU DEGUSTAZIONE di 4 PORTATE a 60 euro. La sera del mio passaggio esso consisteva in: 1) Carpaccio di mare, bottarga di tonno, sale Maldon, paprika, peperoncino e gelatina di frutto della passione; 2) Cappasanta dorata, albicocche, frutto della passione, fegato grasso, marmellata di cipolla rossa e mandorle croccanti; 3) Gnocchetti di mare all’acqua pazza; 4) Dolce. Il menu degustazione è servito unicamente per l’intero tavolo e, in calce, riporta in lettere maiuscole un fermo NOTA BENE: “Se si volesse cambiare un piatto, verrà applicato il costo intero dello stesso al prezzo del menu: Esempio menu 60 euro + costo piatto scelto in sostituzione”. Scommetterei che nella pratica non si abbandonano quasi mai questa inclemenza verso di noi, poveri peccatori di gola, ma la scritta è però atta a dissuadere i troppi avventori “specialisti” nella “destrutturazione” dei menu e la loro ricomposizione eterogenei. Vorrei però soggiungere una facezia: nel caso di disaccordo con diversi commensali, io lascerei che i “disciplinati” possano consumare il menu senza alcuna variante accomodandomi, per scegliere alla carta, … al tavolo vicino, se disponibile.

Seriamente, veniamo alla CARTA VINI che, con le sue centinaia di etichette, è semplicemente una delle più fornite della Liguria intera e non soltanto. Il patron è un appassionato. Sei pagine sono dedicate agli Spumanti e Champagne, quattro paginate elencano vini stranieri fermi, è anche disponibile una ventina di mezze bottiglie che consentono anche di scegliere due vini diversi ad un tavolo di sole due persone e, infine viene effettuato anche il servizio a calice.

CONCLUDENDO: tutto bene benissimo, ma in alta stagione prenotate per tempo! Nel caso di difficoltà, potreste anche puntare  sul loro SANGIORGINO, un simpaticissimo spazio cantina elegante, dove potrete bistrotteggiare a prezzi alla mano.

Su Gente Viaggi del 7 luglio 1992, esattamente 30 anni orsono, recensivo 30 ristoranti della Costa Azzurra. Quali sono oggi ancora presenti e consigliabili?

Verso gli anni ’90 si celebravano gli ultimi fasti di una epoca d’oro per la ristorazione della Costa Azzurra, allora battuta per qualità e numero soltanto dai grandi ristoranti parigini. Qualche dettaglio? Allo Chantecler di Nizza i formaggi in carrello erano 100, la carta dei dolci consisteva in 25 dolci al cioccolao e 25 non al cioccolato… Quali sono ancora aperti oggi rispetto ai 30 ristoranti citati nell’articolo? Solo una decina: lo Chateau Eza a Eze Village, La Voile d’Or a St. Jean Cap Ferrat, La Terrasse a Juan les Pins, Le Cagnard a Les Hauts de Cagnes, lo Chateau St.Martin a Vence, La Roseraie a Vence, La Colombe d’Or a St. Paul de Vence, Le Jarrier a Biot, Les Terraillers a Biot, Le Boccaccio a Nice. Talvolta sono molto cambiati. In proposito è opportuno riferirsi a indicazioni recenti reperibili nel web.

La recensione. Ad Arma di Taggia, il ristorante LA CONCHIGLIA

Arma di Taggia – LA CONCHIGLIA – Via Lungomare 33 – Tel. 0184 43169

Il locale sorge sulla passeggiata a mare di ponente, con un patio rifatto nel 2022 e delimitato da muretti fioriti, che gode del silenzio dell’assenza di traffico. L’esterno è apparecchiato come l’interno, con tovagliato di qualità, mise en place tradizionali ed anche una splendida rosa da “concorso” ad ogni tavolo in tutte le stagioni. A lato del tavolo i secchielli accolgono le bottiglie di vini bianchi. All’interno c’è un po’ di musica “giusta” in cauto sottofondo. Il servizio è eseguito con le cloche, come da tradizione dell’alta ristorazione.  

Gli ANTIPASTI sono sei (€ 16-28). Tra essi cito il fegato d’oca (più pregiato di quello d’anatra) al torcione servito con confettura di Cipolle di Tropea e melone in petali con opzione (consigliatissima) di un bicchiere di delicato Sauternes. Oppure, per chi ama il genere, il nuovo piatto di pesce crudo battuto al coltello scorze di limone candite mostarda di frutta e Gamberi di Sanremo. 

I PRIMI PIATTI sono quattro (€ 12-28) e tra essi i delicatissimi ravioli della Anna con ripieno vegetale e ricotta di Arzene conditi con burro di malga e salvia, oppure i tagliolini al tuorlo d’uovo conditi con il ragout di pesce di scoglio pomodoro e peperoncino.     

 I SECONDI PIATTI sono equamente divisi: cinque di pesce (€ 38-45) e quattro di carne (€ 26-37). Di essi sono inenarrabili i Gamberi di Sanremo appena scottati su passata di Fagioli di Conio con un filo di olio EVO di qualità, oppure il tartare di manzo battuto al coltello servito secondo la tradizione che offre anche uno spettacolino a riprova di come si deve preparare questo classico, anche personalizzandolo sul momento a seconda dei desideri del cliente.

Degli otto DESSERT (€ 12-14) cito  la “loro” idea di torta al cioccolato con (o senza) coulis di fragole ma anche la “eterea” tartare di frutta in sciroppo speziato, due dessert che lasciano il segno… . E’ disponibile l’abbinamento di pregiati vini a calice. 

Per chi desidera tuttavia provare, a prezzi da amici, la varietà della loro cucina, un cartoncino riporta la proposta del MENU DEGUSTAZIONE di 6 portate a 70 EURO, generoso ed equilibrato, che comprende anche il caffè e consigliato per tutti i commensali dello stesso tavolo, possibilmente senza varianti.  

La carta vini elenca centinaia di etichette. Le scelte sono avvedute e le proposte  convenienti. Il primo prezzo è a 15 euro e diversi vini non superano i 30 euro. Non mancano peraltro etichette blasonatissime a prezzi adeguati, ma qualche volta anche a prezzo dimenticato che danno il piacere della scoperta e compiacciono gli intenditori appassionati di grandi vini.  

Concludendo: è uno dei pochi ultimi locali dove trionfa la tradizione. Sordo alle scorciatoie modaiole di tendenza, tratta i clienti da re ed i re da clienti, senza varianti per i personaggi da gossip, per i guidaioli prezzolati, per i tripadvisoranti varii e anche delle ultime trovate delle influencer. Qui si  celebra l’arte del ricevere e dell’ ospitalità “comme il faut” e “comme d’abitude”.  Con una accoglienza formale ma senza personale impettito ed anzi riguardoso ma alla mano.  Nel suo insieme di ambientino curato con buona cucina e accoglienza garbata, è uno dei migliori locali dell’ intera Liguria che si referenzia al suo ingresso con la targa del “Toque” assegnatogli da decenni dalla Guida ai Ristoranti d’Italia de L’Espresso: pochi in Liguria ad averla conservata nel tempo ! Quando prenotate risponderanno, come di regola, entro il terzo squillo: un “buongiorno” significativo.