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La recensione: il ristorante CHEZ LOUIS a Bordighera
Bordighera – CHEZ LOUIS – Corso Italia 30 – Tel. 0184 261 603
Per il vulcanico patron Jean Pierre Novembre, possente “scalandrone” fantartistico elegante dai modi frizzo-superdandy, l’ultima “novità” sono i catering; da quelli eleganti a fino a quelli più cinespettacolari di gamma TOP, che organizza anche oltre frontiera, con l’entusiasmo di un gaudente che si diverte lavorando per divertire dei fortunati fini di modi e di palato. Del resto è dal 1958 che clienti come Tognazzi e Dario Fo, Peynet, Cesare Perfetto, nonché che un nutrito “Gotha” Costazzurrino, puntarono su questo “foyer” di Giusy e Gianni Novembre per godere dell’insieme.
Ragguardevole è anche il servizio del maitre storico Mauro, qui da decenni, cui nulla sfugge, pur senza soffocarvi con una sua eccessiva presenza. Oggi il “bel mondo” che ha mezzi e classe rara” ama l’anonimato e in questa casa sanno perfettamente come soddisfare sia chi si limita ad un piatto unico che chi vuol pasteggiare e bere da Re.
La CARTA CIBI punta su titoli classici e collaudati, sempre con porzioni ragguardevoli e senza improvvisazioni bislacche.Il capitolo “PER INIZIARE” (€ 10-16) comprende tre proposte, tra le quali la croccante Pinsa romana con burrata e acciughe del Cantabrico. A seguire sei ANTIPASTI (16-20), tra i quali la scaloppa di foie gras con mele caramellate. “LA PASTA”(€ 19-35) offre sei titoli, tra i quali i Tagliolini fatti in casa all’astice con pomodoro Pachino o anche, in questa stagione, al burro con tartufo Bianco d’Alba “grattato” decorosamente. Segue “IL MARE” con sette proposte (€ 24-29) tra le quali il Gran Fritto misto del golfo Ligure. Per LA CARNE (€ 27-30) un classicissimo è la Fassona alla griglia con patate arrosto al fondo bruno, di eccezionale succulenza e morbidezza. Quanto ai sette DOLCI (€ 8) segnalo i loro ormai storici, direi quasi sempiterni, Caramello salato con mousse al cioccolato e panna montata, tiramisù, Tarte Tatin….
La LISTA DEI VINI, in attesa del ritorno al classico cartaceo, è presentata ancora su un “gelido” tablet, come fu d’obbligo nei tempi di pandemia, uno strumento razionale, ma che toglie il piacere di sfogliare e tenere il segno pagina dopo pagina. Ferma la ricca la collezione di Champagne (segnalo il brut 1818 di Charles Le Bel a 60 euro), in un elencazione che m’è parsa anche un po’ “smagrita” rispetto al passato, ma forse causa dello strumento “schermo”.
CONCLUDENDO: il locale, moderno-bistrotteggiante-casual-elegante-romantico, non fa chiusure per ferie ed accoglie in modo acconcio, acché i clienti di ogni età e ad ogni ora, trovino tutto giusto e perfetto nonché coccole di giusto tono e senza infarloccherie per ciuccerelloni. E’ piacevole accomodarsi qui, anche con una certa ammirevole brama verso i fortunati degni del grande tavolo comune dell’ingresso, dove informalmente si accomodano gli abituali della casa.
La recensione: a Imperia ristorante I CUXEN
Imperia P. M. – I CUXEN – Via Maurizio Caprile 28 – Tel: 0183 781 072
Nei pressi del casello autostradale di Porto Maurizio, con qualche risorsa di PARCHEGGIO PRIVATO ed un dehor per le giornate che klo consentono, la sala è quella tipica di un ristorante lineare, linda, solare, con musica di sottofondo di qualità ed a volume giusto, con poche concessioni agli arredi, ma piacevolmente minimalista, con mise en place “giuste” sia per la distanza da un tavolo all’altro, sia per il candido tovagliato e quant’altro. La bella famiglia di due cugini accoglie con gentilezza riguardosa e riservata e con perizia nei particolari del servizio, che denota un “briefing” perfetto quando si tratta di illustrare preparazioni e procedimenti di cucina di ogni piatto, ma senza infarloccarvi di chiacchiere e inutili aggettivi fantasiosi.
Con calma, ecco il cestino con quattro qualità di pane tiepido, un piattino con buon burro a temperatura proporzionata alla morbidezza del pane, ma occorre resistere, resistere ad ogni costo, magari grazie alla alternativa dei generosi apetizer di accoglienza, che già fanno prevedere che la cucina non sarà di solite banalità. Ecco infatti la carta:
I CRUDI (€ 16-29) sono quattro, tra i quali il Tonno all’erba cipollina e tabasco su midollo alla brace. Gli ANTIPASTI (€ 16-19) sono quattro; in questa stagione cade a proposito la Vellutata di castagne, capesante scottate, fonduta di Gorgonzola e mandorle tostate. Dei cinque PRIMI PIATTI (€ 17-23) le Linguine all’aglio nero, clorofilla di prezzemolo e polvere di black lime, con (o eventualmente senza) cozze sgusciate. Cinque i SECONDI (€ 17-25) e, segnatamente, la Pancia di maialino cotta a bassa temperatura e glassata al miele, purea di Topinambour, scalogno al sale. Cinque i DOLCI (€ 7), tra i quali, in questa stagione, la millefoglie con crema pasticcera al cioccolato, rhum e coulis di cachi.
Per un pasto completo di tre portate più dessert, scelte alla carta, si spende da 59 a 87 euro, compreso il coperto di 3 euro, bevande escluse, ovviamente. Ma, a 45 euro, vi strizza l’occhio anche un invitante il MENU DEGUSTAZIONE, sia per il prezzo che, la sera del mio passaggio, anche per la sua composizione. Essa può variare ogni giorno in quanto, come è chiaramente scritto, “tutti i piatti sono scelti solo dallo Chef in base al pescato e ai prodotti di giornata – le modifiche sul menu implicano una variazione del prezzo – le bevande sono escluse – il menu viene realizzato esclusivamente per l’intero tavolo”. Ma non credo che poi siano così inflessibili e non vi indurranno certo a chiedere di … separare un tavolo da quattro con due tavoli da due per ottemperare alla disposizione di un unico menu per ogni tavolo.
La CARTA VINI, una trentina di etichette (di cui una decina liguri, più qualche 0,375), offre qualche etichetta di alta gamma a prezzi non vili, ma nell’insieme i costi restano passabili stante che quasi tutte le bottiglie si attestano sotto ai 30 euro.
Concludendo: materia prima “giusta”, cucinata coniugando felicemente tradizione e modernità, con alcune portate cesellate per equilibrare gli abbinamenti inconsueti dei sapori riconoscibili dei singoli componenti, con qualche azzeccata irriverenza ai canoni classici. Niente rivoluzioni, intendiamoci, ma competenza e maestria che possono conquistare chi va spesso al ristorante e brama novità senza stravolgimenti. Il tutto ben servito in quantità non invereconde. I cuxen (due cugini) ALESSANDRO SCHIAVON in cucina e PAOLO DELUCA in sala, nonché i loro avventori gourmet, hanno dei bei giorni davanti!
La recensione. A Sanremo Ristorante FLIPPER
Sanremo – Ristorante FLIPPER – Corso Mombello 46 – Tel. 0184 532986
Le luci e le luminarie del locale nonché le fiamme dei funghi riscaldanti il dehor, illuminano il lato del corso le cui aiuole storiche sono degna cornice di bellezza. E il locale va, costretto ad evitare di cadere in overbooking anche in bassa stagione. Quale è il segreto di cotanto successo? Credo che innanzitutto sia il contagioso entusiasmo dei solari patrons Libero, Deborah, Giulia e Nicolò e del loro personale, che li porta a non risparmiarsi per abbellire il locale (stupendi i ranuncoli al tavolo),
qualche candela strategicamente accesa qua e là, le mise en place con tovaglioli finissimi 60x 60, tutto per accogliere i clienti locali ed internazionali, senza avventurarsi in cucine innovative, ma semplicemente con l’impegno di rispettare la materia prima giusta, impiattandola classicamente, in stoviglie tradizionali che consentono quantità generose, come oramai si trovano raramente nella generalità della ristorazione di tono.
L’accoglienza inizia con un bicchiere di bollicine di buon Spumante Classico, offerto (gratuitamente, come ormai quasi nessun altro locale fa più…), nel mentre che vi portano anche la carta cibi (in italiano, francese, inglese, tedesco, russo), la quale occupa diverse pagine. Tra gli ANTIPASTI DI MARE (€ 13-40) cito lo scenografico Antipasto misto Flipper. Tra gli ANTIPASTI DI TERRA (€ 13-15) la Tartare di Fassona. Dei PRIMI DI PESCE (€ 13-25) sono notevoli i tagliolini con zucchine e scampi che però, nel mio caso, preparati con Astice Blu Homarus Gammarus “vivo” hanno visto svettare il prezzo, battuto a 65 euro pro-capite. Ma meritavano: lo chef NICOLA DA BARI me li ha preparati che m’è parso di assaggiare il mare profondo in un piatto strabocchevole.
Dei PRIMI DI TERRA (€ 12-18) cito i Paccheri salsiccia melanzane e guanciale. Tra i SECONDI DI MARE (€ 15-50) ecco i delicati Gamberoni di Sanremo bolliti ed accompagnati da verdure di stagione, oppure anche più gustosi se flambati. Tra i SECONDI DI TERRA (€ 13-30), si va dal tacchino ai filetti e ai Tomahawk. C’è anche la carta delle INSALATE (€ 6-12), delle quali ha un certo successo la Nicoise. Per i DOLCI (€ 8) non c’è carta e ne vengono presentati una decina di assaggi su un vassoio, ma non è possibile chiedere una porzione con due o tre assaggi, perché la regola è che, visto il vassoio, ogni tipo di dolce da voi scelto viene servito solo a porzione (ovvero: se vi interessasse un piatto con due o tre assaggi di torte, ve ne serviranno due o tre porzioni intere e pagherete corrispondentemente).
Con il coperto e l’acqua minerale di buona etichetta, per un PASTO COMPLETO formato da antipasto, primo, secondo e dessert, spenderete dai 50 euro (scegliendo tutti i piatti di minor costo) fino a 127 euro (scegliendo tutti i piatti di maggior costo). Non esistono menu: evidentemente il leit motiv che si respira qui è che il cliente deve essere libero di scegliere liberamente quel che gli da maggior piacere.
La CARTA VINI è un corposo volume di ben 32 pagine, con tutte le indicazioni necessarie, anche con la meritoria specificazione della gradazione alcoolica, a prezzi giusti per questo livello di ristorante, con molti vini validi intorno a 20-30 euro che possono soddisfare curiosi e intenditori; disponibili anche etichette blasonate dai prezzi a quattro cifre (Baron de Rotchild, Margaux, Masseto, Montrachet, Yquem…) C’è anche un assortimento di mezze bottiglie.
Concludendo: è un locale raggiante, dove ognuno trova la sua dimensione e dove ogni sera pare una festa, ma elegante e senza clamori. Per il parcheggio potete puntare sul lungomare distante solo qualche centinaio di metri.
La recensione: Albergo Ristorante Santo Spirito, a Molini di Triora (IM) da 125 anni
Santo Spirito Albergo Ristorante – Molini di Triora (IM) – Piazza Roma 23 – Tel. 0184 94019
Compie 125 anni, ma non li dimostra tutti, l’Antico Ristorante Albergo il cui cuoco BEPPE RINALDI scrive solennemente: “La nostra continuità nasce dal piacere che proviamo nel soddisfare le vostre aspettative”. Fino alla attuale ultima generazione (la quinta) che ha aperto prudentemente a qualche brezza di novità nei piatti, mentre la famiglia riesce ancora a seguire in prima persona gli orti e gli uliveti degli avi, che procurano la materia prima per il ristorante.
Cercate cucina tipica dell’ Alta Valle Argentina? Ecco i quattro ANTIPASTI (€ 10-12) tra i quali le Lumache sgusciate e impanate, su crema di pane ai cereali di Triora, spaghetti di verdure. Per i più “delicati” c’è anche la delicata Ricotta all’erba cipollina su cialda di canestrello Benedettino.
I PRIMI PIATTI sono cinque (€ 10-13): gli Gnocchi di patate alla zucca con fonduta al Brus (gnocchi di inattesa consistenza!), oppure le Trofie, cipolla rossa e guanciale di Norcia, mantecate in diretta nella forma di Parmigiano Reggiano: un piccolo spettacolino al centro sala mentre qualche cliente filma… .
Dei sei SECONDI (€ 14-16), oltre alle lumache stufate alla molinasca, cito il sempiterno e immancabile coniglio alla ligure, con pinoli, olive Taggiasche con patate al forno, per i quali molti avventori vengono appositamente qui.
Per i DOLCI (€ 6) occorre chiedere allo staff; io ho optato per la crostata casereccia.
In CARTA VINI le etichette sono circa 60, quasi tutte sotto ai 20 euro. C’è anche la possibilità di mezze bottiglie tra le quali il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG 2021 La Tradizione di Montalbera che figura onorevolmente (12 euro). Tra i Liquori finali, sono originali della zona il Latte di Lumaca e il Filtro delle Streghe.
Il SERVIZIO, oltre che dalla patronne, iperattiva che parrebbe quasi severa di primo acchito, ma poi si apre franca e cordiale, è assicurato anche dal validissimo Fernando, cameriere affabile e professionale: impagabile davvero. Non ci sono tempi morti.
L’ AMBIENTE: è’ quello che ci si aspetta da albergatori orgogliosi della propria storia secolare, con pareti onuste di attrezzami da ristorante, oggetti significativi e tovaglie color salmone in stoffa damascata con timidi quadratini di carta come tovagliolo (li ho sostituiti per tutta la cena con il mio fazzoletto bianco); è un dettaglio che ha però il suo “controcanto” positivo, ovvero: qui non si bada alle quisquilie ma si va alla sostanza, attenti che al tavolo non manchi il necessario per coniugare seriamente al presente il verbo mangiare, in uno dei pochi indirizzi che conservano ancora le radici. Si viene qui per una cucina onesta, rispettosa della tradizione di questa valle, cucinata per il meglio per chi desidera la semplicità non artefatta e porzioni bastevoli. Con immutato orgoglio, rispetto ai tempi nei quali qui fioccavano onori e diplomi (del Veronelli, dei Disciples d’escoffeier, del Cuoco d’Oro etc…) ed importanti riconoscimenti che ancora oggi ornano le storiche pareti.
A solo mezzora di strada da Arma di Taggia esiste ancora l’antica Liguria, sempre più rara.