(foto d’archivio) Il Golosario scrive che “continua a far discutere il libro “La Cucina
Italiana non esiste” al centro di una puntata di Porta a Porta di mercoledì 24 aprile, ospite l’autore Alberto Grandi, insieme a Paolo Massobrio, Gianfranco Vissani, Giorgio Calabrese e la direttrice de La Cucina Italiana Maddalena Fossati. E oggi su IlGiornale, appare la stroncatura di Camillo Langone che parla di strategia per dissipare il nostro patrimonio enogastronomico contro il concetto stesso di identità @ Siamo alla disfida del sugo fra Antonella Clerici e Luciano Ligabue, dopo l’intervista alle Belve dove la Clerici avrebbe rivelato che Ligabue si rifiutò di partecipare a Sanremo nel 2010 perché “sapeva troppo di sugo. Ma la rockstar ha smentito e la Clerici lo invita in tivù. Ma intanto sui social e sui giornali (Libero) escono articoli che chiedono rispetto per il sugo“.
Il link per rivedere la puntata di Porta a Porta il seguente:
Lo scrive Antonella di Lorenzo sul sito de Il Gambero Rosso: “Arrigo Cipriani , “95 anni, inossidabile “re dell’Harry’s Bar non le manda a dire: gli chef stellati non hanno lunga vita. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera sentenzia: «Si estingueranno da soli, come i dinosauri». Secondo Cipriani i cuochi delle cucine fine dining «producono sapori artificiali, che non conosci, non ricordi e a cui non ti affezioni». Quindi “no” alla dittatura dei cuochi che, a sua detta, «vogliono farti mangiare quel che decidono loro». L’imprenditore scende ancora nei dettagli e porta in luce un aspetto che riguarda l’approccio di alcuni chef al ristorante: «Prendi il menu degustazione e ti pare che lo chef ti stia fissando. Ti senti sotto esame: non sei tu che giudichi lui; è lui che giudica te».”
“Abbiamo scoperto una nuova pasta fresca, ha il sapore dell’olivo ma mantiene tutte le caratteristiche di una bella pasta artigianale nei profumi e nella consistenza. È l’ultimo parto di Paride Vagnoni, imprenditore visionario e concreto, profondo appassionato delle tradizioni gastronomiche ascolane che ha voluto traghettare verso il futuro attraverso la produzione industriale basata su protocolli di lavorazione che conservano i principi e i sapori dei piatti della nonna.” Così la novità riportata su Il Gambero Rosso da Stefano Polacchi il quale scrive anche: ” ipotizziamo che ci sia una parte di foglie di olivo dentro, che portano sapore e fibra e probabilmente aiutano anche a mantenere un morso perfetto che resta al dente (cosa non ovvia e non semplice per una pasta fresca) oltre che a garantire una chiusura lunghissima in bocca lasciando un palato piacevolmente pulito e fresco grazie a una leggera nota amaricante legata proprio ai polifenoli dell’olivo.”
“North Carolina, potrebbe presto diventare la nuova Alba almeno a leggere il resoconto del più grande esperimento di produzione Usa del Tuber borchii Vittadini, il tartufo bianco che per molti esperti ha caratteristiche che lo avvicinano al Tuber magnatum pico, il nostro Tartufo d’Alba. (La Stampa, in un articolo firmato da James David Spellman, autore di un libro sull’argomento)”. Notizia tratta da Il Golosario di Paolo Massobrio.
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