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I cinque errori da non fare con le zucche

1 zucconeUna preziosa rubrica sugli errori da non fare nel trattare un prodotto è stata inaugurata dal sito “Dissapore”. Questa settimana il tema è “la zucca e i 5 errori da non fare”: 1) Usare la stessa zucca per tutto – 2) Conservarle male – 3) Sorvolare sull’esame di maturità – 4) Non considerare lo scarto – 5) Complicarsi la vita per sbucciarle. Spiegazioni dettagliate potete trovarle sul seguente link:  https://www.dissapore.com/ricette/zucca-5-errori-da-evitare/

Nasce il Manifesto della Bottega Italiana, stilato dal Club di Papillon

Esce il Manifesto della Bottega ItalianaIl Manifesto della Bottega Italiana, stilato dal Club di Papillon, il movimento di consumatori fondato dal giornalista Paolo Massobrio che il 28 ottobre prossimo a Milano, nella seconda giornata di Golosaria, chiamerà a raccolta i migliori professionisti per firmare dal vivo il decalogo. Un manifesto che tuttavia vuole essere un elemento di sensibilizzazione politica: verso le istituzioni e verso le associazioni di categoria.

I soci o i negozi non sono tutti uguali – dice Paolo Massobrio – non sono partite iva o numeri, ma storie di altissima professionalità che permettono ai territori di vivere”. Per questo i bottegai, che insieme al Club di Papillon hanno stilato il manifesto, si sentono portatori di un’economia diffusa, che a sua volta valorizza le microeconomie artigianali.

Esattamente il territorio di cui i politici tanto si riempiono la bocca – prosegue Massobrio – proclamando fantomatici Anni del cibo italiano che non lasciano traccia. Dietro a questi professionisti c’è un pezzo della filiera che parte dai contadini, magari non attrezzati a vendere le proprie eccellenze, c’è un’infinita creatività, c’è una presenza sempre più preziosa all’interno di un comune che non può essere cancellata dal clic di un e-commerce”.

Il manifesto  della bottega italiana: La bottega italiana rappresenta un unicum, che si è evoluto nel tempo e da semplice negozio di alimentari si è trasformato in un’impresa complessa che si poggia però su due pilastri: ricerca della qualità di prossimità nelle proposte e professionalità del gestore. Con bottega italiana intendiamo una Continua la lettura di Nasce il Manifesto della Bottega Italiana, stilato dal Club di Papillon

Cappon Magro: la vera ricetta dell’Antica Liguria.

1 cappon magroDa anni trovo frequentemente nelle carte dei  ristoranti la dicitura “il nostro Cappon Magro” , oppure “rivisitazione del Cappon Magro” ed altre fantasioserie intorno al tema. Ma non sono pochi quelli che indicano invece semplicemente “Cappon Magro” per offrire piatti che magari sono ispirati all’antica ricetta, ma che per i Liguri sono uno strappo alla liguritudine della preparazione. Essa è codificata da secoli e, pur ammettendo qualche variante, non può essere bypassata con la mancanza della galletta del marinaio, della barbabietola tagliata a fette, delle verdure a pezzetti e non frullate, etc etc…  E, per tradizione, non va neppure servita a fette come una terrina.

Mettiamo un punto fermo: ecco la ricetta come codificata una ventina di anni fa dal rigoroso e grande BRUNO BINI su “Il Pesce In Tavola” de il Secolo XIX.

CAPPON MAGRO:

Antipasto (o piatto di mezzo, o pietanza) ricco e gustoso, di notevole effetto scenico cromatico, è una delle preparazioni-simbolo della cucina regionale ligure. Ecco la ricetta classica per 6 – 8 persone.

INGREDIENTI E DOSI

Un pesce a carne soda (pesce cappone, dentice, orata); mosciame di tonno a fettine gr. 50; un cavolfiore; fagiolini gr. 130; 3 carote; una barbabietola; 2 patate; un mazzo di scorzonera; un sedano; uno spicchio d’aglio sbucciato; 3 carciofi; una galletta del Marinaio (a Sanremo la vende Sciolé ndr); 4 uova; 1 aragosta; 8 gamberi; 8 funghi sott’olio (o carciofini); 4 acciughe salate; qualche ostrica; 8 olive verdi snocciolate; olio EVO; aceto; sale.

ESECUZIONE:

Strofinare la galletta con lo spicchio d’aglio e ammollarla in acqua, aceto e sale. Pulire e lessare i fagiolini, il sedano, le carote, le patate a parte, in singoli recipienti, la scorzonera, i carciofi, la barbabietola, le uova. Tagliare a fette le carote e le patate e a pezzetti le altre verdure, quindi condirle separatamente con aceto, olio, sale. Lessare il pesce, pulirlo, sminuzzarlo e condirlo con olio e sale. Lessare l’aragosta, i gamberi e le ostriche. Preparare una abbondante quantità di “salsa genovese” ( ne pubblicheremo la ricetta dell’Artusi nel prossimo numero).

Mettere in un vassoio la galletta strizzata, cospargerla di olio e fettine di mosciame, versarvi qualche cucchiaio di salsa genovese. Fare tanti strati di singoli tipi di verdure e di pesce inframmezzando ogni volta con la salsa e badando che la “costruzione” assuma un aspetto torreggiante cilindrico. Ricoprire la sommità di mosciame e di pezzi di aragosta. Inserire in ciascuno degli otto lunghi stecchini un gambero, un’oliva, rotelle di carote, funghi o carciofini, filetti di acciuga. Infilzare gli stecchi a corona nella parte superiore del composto. Disporre intorno alla base le ostriche e le uova sode sgusciate e tagliate a quarti.

Basta chiamare PESTO le salse che sono solo pestati, o frullati o altre cose….

pestoDiversi cuochi, molto mediatizzati, rivisitano il Pesto e se ne vantano. Uno stellato include non solo basilico, ma prezzemolo, menta, pane raffermo  sbriciolato  e, infine, un tocco di lavanda. Un altro lo fa con il burro e cede su aglio e pecorino. Un altro che è giornalmente in TV lo fa con noci di macadamia al posto dei pinoli, più pomodorini piccadilly, basilico fresco, aglio e anche un …cubetto di ghiaccio ma, poiché così sarebbe troppo semplice, ne contamina i sapori  guarnendolo poi  con feta sbriciolata e speck a listarelle. Il pesto con cime di rapa di una pugliese è preparato con le cime di rapa, pinoli, aglio, pecorino e olio.

Purtroppo, su questa scia quasi tutti i ristoranti propongono da tempo piatti al Pesto (spesso con panna) e  aggiunta di  vongole, Speck, calamari ed altre fantasioserie, forse anche per giustificare un prezzo doppio rispetto ad un semplice primo al Pesto.  Con il risultato che il vero sapore di Pesto tipico, pulito delicato e profumato, non si trova quasi più.

Basta! Basta! Il PESTO è quello splendido, genovese. Le varianti saranno anche altrettanto o più buone del PESTO, ma le chiamino salse, pestato, carondemonio o come diavolo vogliono, ma non PESTO per favore !  Esiste un Disciplinare della Regione Liguria e se ne è occupata anche l’UE … E’ facilmente disponibile su sito della Regione Liguria.

Ecco, tanto per fissare un punto fermo, ecco il pesto campione del mondo 2018 di Emiliano Pescarolo: Basilico Genovese D.O.P., Parmigiano Reggiano Stravecchio, Fiore Sardo grattugiato, Spicchi d’Aglio di Vessalico, Sale Marino Grosso e Olio EVO «Riviera Ligure» D.O.P.  Tutto passato nel mortaio di marmo. Con buona pace delle star mediatiche cucinarie.

 

Ecco i più antichi libri di cucina, a partire dal IX° secolo d.c.

          

La raccolta di ricette più antica del mondo è ospitata dal Yale Peabody Museum. – Il De re culinaria, il libro di cucina più «venerando» di tutto l’Occidente del IX° secolo dopo Cristo e oggi custodito presso l’Accademia medica di New York – De Arte Coquinaria del Maestro Martino da Como è conservato presso la Biblioteca del Congresso americano  …. Per altri libri l’articolo è sul seguente link:  https://blog.graphe.it/2018/08/19/libri-di-cucina-antichi