Tutti gli articoli di Luigino Filippi

Il ristorante della settimana: La farina del mio sacco

La farina del mio sacco (5)

Imperia Porto Maurizio

LA FARINA DEL MIO SACCO

Via Pirinoli 47

Tel. 349 3230 711 – 338 4844 003

 

Hanno un loro provvidenziale parcheggio da tre posti auto davanti al ristorante, ma spesso uno è per il loro SUV; meglio quindi arrivare presto o lasciare l’auto sul lungomare a 200 metri. Il locale ha aperto lo scorso ottobre e la sua buona reputazione è ormai passata da bocca a orecchio. Facile perdonare qualche venialità come la temperatura freddina e l’elenco cibi a voce anziché con comoda carta cibi, perché i veri plus sono più d’uno. Il primo è che par d’essere giunti “a casa” grazie alla familiarità dell’accoglienza, poi la gentilezza sincera del servizio e infine la sistemazione simpatica dell’ambiente, vivaddio con tovagliato classico e mise en place di tono, che ha soffitti a mattoni di costa, pareti parzialmente in pietra a vista e persino pianoforte e fisa a disposizione… non si sa mai… La prima portata è una serie di antipasti piemontesi e liguri: frittelle vegetariane, uovo di quaglia con tartufo, insalata russa, trota in carpione, formaggio con tarassaco, formaggio con confetture, etc… Un “passaggio” nutrito, riprendendovi dal quale continuerete con la generosa crèpes di farina di castagne e farro e, per non farvi mancare nulla, anche con i successivi gnocchi al profumo di tartufi. Il patron va e viene capace, cortese e anche riservato: l’antica pensiona Ambra della Marina di Porto Maurizio, della quale era il titolare, l’ha aduso all’ eterogeneità della clientela ma, anche per amor proprio, si è dato un imperativo: il cliente deve diventare habitué e un amico. Dunque qui non giocano la carta della cucina a sorpresa per meravigliare ad ogni costo ma preparano, diligenti e operosi, i piatti collaudati della cucina di casa che a casa ormai nessuno ha più il tempo di fare. Ma quando, ai secondi, dopo tutto il bendidio precedente, mi hanno proposto la faraona con verdure seguita dalla rollata di coniglio, mi sono arreso, ripromettendomi di assaggiarli al prossimo “giro” e, scusandomi in cuor mio con chi mi leggerà, sono passato al dessert di  pere Martin Sec con tracce di cioccolato. Riassumendo: è una cucina sana, buona, in quantità da stomaci virili, che possano permettersi di godere un pasto completo da una decina di equilibrati antipasti più portate serie e invitanti. La carta vini (stampata) elenca per ora tredici etichette ma, con un patron come questo, scommetto che crescerà; tra di esse ho scelto un Grignolino De Alessi (13.5 gradi!) a 12 euro. E’ un indirizzo da inserire in agenda, per una serata informale e conveniente, con la famiglia allargata, con una combriccola di amici, etc … con un conto che prova che al mondo qualcuno vi ama e vi vuole felici: 24 euro più il vino, ovvero, vino compreso 60 euro in due. “Sursuncorda”! Nei dintorni non conosco miglior rapporto Q/P!  luigino.filippi@alice.it

Il ristorante della settimana: Scola a Castelbianco

 

6 2014 (13)Castelbianco

ALBERGO SCOLA

Via Pennavaire 166

Tel. 0182 77015

www.scolarist.it

A una quindicina di chilometri a monte dal casello autostradale di Albenga, la grande casa in pietra svetta nel buio, con illuminazione parca e invitante. Sin dal parcheggio privato (a una cinquantina di metri dall’ingresso) sentirete il profumo del caminetto che, attraversato un giardino, troverete sempre acceso nella saletta ante ristorante. Una famigliola di appassionati segue da decenni questa “locanda istituzionale”, perennemente aperta dove anche nei feriali “impossibili” troverete sempre qualche cliente. Hanno saputo adeguarsi alle mutazioni dei tempi e hanno ormai smesso di “fregiarsi” delle “fungate” di ottobre per offrire invece, oltre che la cucina della tradizione, anche dei piatti meno consueti nel nostro entroterra e più “à la page”, preparati anche con prodotti particolari. Ecco ad esempio, il menu Carpe Diem, da andarci “giù a sbanfa”: 1) Il carciofo di Albenga, cucinato in cinque modi – 2) Il tortello di fichi e fegato grasso su passata di scalogni – 3) La guancia di manzo stracotta in fondo di caffè – 4) I tre sorbetti finali (buoni ma un po’ sottotono rispetto al bendidio che li precede). Il tutto per totali 35 euro. Con qualche piatto in più si passa al menu a 60 euro, oppure si può tranquillamente scegliere alla carta, comprendente anche la selvaggina o dei piatti vegetariani. E’ bello anche “sfidare” (come d’uso dire oggi) la completezza della sterminata carta vini e l’assenza di asterischi, divertendovi a scegliere un vino “non consueto” (come ho fatto io con un Petit Verdot di uno degli unici due produttori italiani) e ne troverete (anzi ne potrete incassare, sempre secondo il linguaggio mediatico 2015) anche la seconda bottiglia. Dimenticavo: l’interno del ristorante ha molto charme, arredi sobri ma ben coordinati e sul tutto dei tendaggi e mise en ‘place che fanno dimenticare il consueto minimalismo ligure a volte un po’ tristanzuolo. Così come il carattere assai gioviale dei titolari che assicurano un servizio “di prima coi baffi”. Sono professionisti che non “se la abbaiano” nell’illustrarvi il cibo e vini (sui quali anzi il giovane patron è molto competente), hanno sorrisi senza forzature e attenta disponibilità a vostre particolari esigenze. Non resta che fissare anche una camera e godersi i colori della primavera in valle la mattina dell’indomani. (luigino.filippi@alice.it)

da “La Riviera” del 19/03/2015

La dura vita degli Ispettori Michelin: ecco le regole.

Ho trovato su Il Fatto Quotidiano l’intervista che riproduco qui sotto.

Nulla di nuovo; tutte le Guide serie da sempre si comportano così e così è ed è sempre stato con le mie collaborazioni, la prima 23 anni orsono a Il Secolo XIX, poi Guida Massobrio , tuttora L’Espresso e  la…  Filippi.

Aggiungo solo una perplessità: io visito circa 150 locali all’anno e già ne sento il peso sul fegato. Non capisco come gli Ispettori Michelin possano sciropparsene 800, sia pure  “facendo” tre recensioni al giorno (1 albergo e 2 ristoranti) e quindi per 267 giorni lavorativi. Quanti giorni lavorativi fanno di ferie e festività ? Manca infine un dato certo, ma fino a qualche tempo fa, pareva che in tutto fossero 12 per tutta l’Italia… Con che frequenza visitano i locali minori?

Mi piacerebbe sapere che il vostro franco parere sul questo mondo pronto a rispondere anche a domande feroci. Approfittate del blog sottostante!

Guida Michelin, come si valutano hotel e ristoranti? “Prenotazioni sotto falso nome, criteri rigidi”  (di Luigi Ferro)

Sergio Lovrinovich, caporedattore della storica Guida, racconta a FQ Magazine la ‘giornata’ di un ispettore e quali sono i parametri di giudizio: “L’anonimato è fondamentale. Dobbiamo essere Continua la lettura di La dura vita degli Ispettori Michelin: ecco le regole.

Pasqua: Allarme calo presenze

da Si24.it

Pasqua, alberghi e ristoranti vuoti L’allarme di Federalberghi e Fipe

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Vacanze_di_Pasqua_nel_Salento_2014 (1)

Circa 51 milioni di persone, pari all’85,1% degli italiani, resteranno a casa per le vacanze di Pasqua, e la metà di chi invece farà vacanze alloggerà in casa di parenti, di amici o di proprietà: sono le previsioni di Federalberghi Continua la lettura di Pasqua: Allarme calo presenze