Bordighera Alta (centro storico): A SCIBRETTA
Via Bastioni 93 – Tel. 0184 267093
L’antico agglomerato di Bordighera Alta è pulito, curatissimo e direi anche immune dal degrado eterogeneo di molti centri storici. Proprio prima dell’antica porta d’ingresso al borgo c’è questo localino, il cui nome mi ricordava che “scibrettu” in dialetto locale significa fischietto. Mi son chiesto quindi perché “scibretta” al femminile. Ebbene, grazie all’amico botanico del Club di Papillon, Maurizio Lega, ho scoperto che è chiamato Scibretta il secolare albero Ficus Magnolioide, così come la piazzetta dove esso cresce secolo dopo secolo.
(foto: Bordighera.net)
A 50 metri da questo gran gigante c’è un enorme piazzale con parcheggio che consente di arrivare e ripartire senza affanni…
Il nostro ristorante di questa settimana è un locale il cui dehor trionfa nelle belle giornate simpaticamente installato nel vicolo, ma arioso e con vista di respiro. Diversamente consiste in una sala, in pietra a vista, dai soffitti alti, eppure con rumorosità contenuta, un insieme spartano, con tavoli non troppo vicini, con belle tovaglie in stoffa, stoviglierie e bicchieri di tono. Il pane è in un sacchetto appena aperto per voi.
Tre ANTIPASTI (8-10 euro) tra i quali un Branda con Panissa preparato alla maniera antica, ma si direbbe fatto anche con sentimento: uno dei migliori, se non il migliore, mai assaggiato.
Sei PRIMI (10-12 euro)tra i quali le tagliatelle al ragu/pesto/pesce, oppure i ravioli di Piero, ricetta personale, evidentemente. Cinque SECONDI (10-12 euro), tra i quali il coniglio arrotolato alla ligure, le seppie in umido, il cinghiale o il brasato, secondo la stagione.
Tre DOLCI (€ 4) tra i quali il giocoso budino all’acqua di fiori d’Arancio, al quale tuttavia ho preferito il tiepido strudel fatto con una sfoglia morbida assolutamente personale, che pare i molti clienti tedeschi vorrebbero più classico e corposo, come d’uso in Germania, ma che invece ha a mio avviso un plus proprio per la sua leggerezza.
I vini elencati in carta sono 35 (5 però erano cassati). Da anni non assaggiavo una Pelaverga di Bel Colle e l’ho ordinata con l’entusiasmo di averla ritrovata ma la cameriera è poi tornata dichiarandola appena terminata. Mi è sfuggito un “oiboh che peccato” di disappunto, ma prontamente è “comparsa” la proprietaria dalla voce argentina che, pur garbata per tutto il servizio, in quel momento m’è parso stesse invece per cantarmene quattro; quindi ho optato, divertito, per un comportamento molto cauto e suadente, optando subito un Barbaresco e la mia cena è proseguita per il meglio.
Perché venire qui? Non è un posto alla moda né un ambaradan da battaglia; è un locale “per chi sa bene dove andare” senza bisogno di consultare Guide che inutilmente verrebbero qui “a far loro le lastre”. Qui c’è la certezza di una buona cucina di tradizione, servita in quantità ragguardevoli, si gode della semplicità di un servizio ben fatto, senza fronzoli leccardi, ma franco e solerte, il tutto a prezzi da amici: circa 25-30 euro per un pasto. All’uscita nel fine serata, è facile trovare il cuoco che, sulla porta della cucina, raccoglie i complimenti dei molti habitué, soprattutto stranieri.
(articolo pubblicato su La Riviera del 22.6.2017