Qualche tempo addietro il sito Dissapore dava alcuni consigli “simpatici”, altri inconsueti. Ne ho estratti alcuni e ve li ripropongo:
Indagare sull’igiene.
Controllare i bagni, i bagni sporchi non lasciano pensare a una cucina linda.
Capire se il giapponese serve pesce fresco
Ordinare un antipasto di sashimi. E’ molto meglio rimanere delusi da 4 fettine di salmone che lanciarsi nell’intera barca degustazione e scoprire al primo morso che il pesce sa di Cif Ammoniacal.
Fanno cucina “d’archivio”?
Sedetevi per l’aperitivo e ordinate una schiacciata da dividere a spicchi tra i commensali come antipasto. Se la pasta è cotta male o è indigeribile scappate.
Riciclano gli avanzi?
A meno che non vi fidiate ciecamente del cuoco, una eccessiva abbondanza di pasticci, polpette, polpettoni e paste al forno dovrebbe far dubitare della capacità di un ristorante di smaltire gli avanzi.
Vale la pena entrare per cena?
Se il ristoratore mette i prodotti in vetrina (pesce, pizza, piatti pronti) fuggite a gambe levate.
Consultare il menu, magari prima di entrare, se è plasticato e stampato dal grafico significa che non lo cambiano mai e c’è il forte rischio di trovare solo peperonata e caprese a Dicembre.
La carta dei vini è troppo costosa
Secondo studi statistici i clienti non ordinano mai il primo vino della lista, che solitamente è il più economico, ma optano tutti per il secondo, che costa un po’ di più ma che conferisce meno l’aspetto del taccagno. I ristoranti che lo sanno, spesso mettono al secondo posto una bottiglia un po’ sopravvalutata e si impegnano perché il primo della lista sia effettivamente un vino con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Il tavolo balla
Il trucco (che serve soprattutto a fare colpo sull’altrui sesso) è di portarsi dietro un libro o una Moleskine ben usurati da usare con noncuranza come spessore per sistemare il tavolo zoppo. Le tire da intellettuale pratico e modesto spesso sono da strappa mutande.