Ventimiglia – Ristorante HAMBURY
Via Hambury 4 – Tel. 0184 34426
A pochi passi dalla stazione ferroviaria e relativo provvidenziale ampio parcheggio, questo locale di 80 mq, più spazioso dehor piacevolmente ombreggiato nelle giornate di vivido sole rivierasco, è uno dei pochi che per ambientazione e qualità d’insieme si distingue dal circondario piuttosto anonimo dei pizzo-ristoranti-generalisti della città di frontiera. La sala, con gradevoli pareti parzialmente in pietra faccia a vista, luci strategiche che favoriscono anche atmosfera romantica, tavoli grandi ben distanziati, tovaglie bianche, sedie comodissime, mise en place di tono che comprendono una “ricca” candela ad ogni tavolo (e non i soliti lumini ormai generalizzati un po’ ovunque). Non manca un po’ di musica in sottofondo.
L’accoglienza e il servizio sono pronti, calorosi e fattivi e la facile conseguente empatia può tramutare l’occasionale cliente in un habitué più di quanto non capiterebbe con un servizio troppo formale e affettato. La casa da importanza strategica al passaparola che pare provvidenzialmente efficace, anche verso i clienti d’oltrefrontiera.
Orbene, da oltre un anno è approdato a questi fornelli STEFANO TERENZI, un cuoco che, pur avendo dell’inventiva, non ha grilli per la testa e vuol rimanere nel concreto senza inseguire “meteore pindariche” nel tentativo di stupire ad ogni costo. L’offerta cibi e vini è solitamente a voce, ma ho visto una bozza della nuova carta di dicembre, che prevede una quindicina di titoli tra i quali: il Gambero Rosso di Sanremo incontra il frutto della passione e l’alga marina, – il Cappon Magro, secondo il ristorante Hambury, -il Carciofo alla giudea su fonduta di Verzin di capra (una chicca Occelli), -le Fettuccine di farina di castagne, salsa ai broccoli, cacio e pepe con anellino di calamaro piccante, -la passatina di zucca, cime di rapa e cozze. Come è evidente, non si tratta di piatti banali e generici come quelli di molte cucine generaliste che sfamano i molti turisti distratti nei venerdì di mercato. Chef Stefano, già per anni all’Acquerello di Ospedaletti, pur restando come detto “con i piedi per terra”, sa assicurare un tocco di originalità ad ogni piatto e, dandogli carta bianca, sa come concertarvi una cena ben equilibrata e non banale. Ancora nei secondi ecco i medaglioni di pescatrice gratinati al pane aromatico e asparagi croccanti, oppure il Filetto di sanpietro arrostito al timo, patate al forno e spicchi di carciofi al salto. C’è anche il pescato del giorno a 8 euro l’etto. Ragguardevole al dessert il dolce con frutti di bosco.
Tra il centinaio di etichette della carta vini, a partire da 20 euro, ho trovato buonissimo, lo Spumante DOCG Veritas Bonfadini Franciacorta Nature di 12.5° che, gustato come aperitivo, mi ha poi accompagnato a tutto il pasto. Una sosta “decontractée” il cui conto non gelerà il vostro sorriso, soprattutto se saprete apprezzare l’insieme che lo rende equo: per due piatti più dessert si spendono 50-60 euro. Un distillato di pregio può chiudere degnamente. Luigino.filippi@alice.it – www.buongiornogourmet.it