La recensione: Albergo Ristorante Santo Spirito, a Molini di Triora (IM) da 125 anni

Santo Spirito Albergo Ristorante – Molini di Triora (IM) – Piazza Roma 23 – Tel. 0184 94019

Compie 125 anni, ma non li dimostra tutti, l’Antico Ristorante Albergo il cui cuoco BEPPE RINALDI scrive solennemente: “La nostra continuità nasce dal piacere che proviamo nel soddisfare le vostre aspettative”. Fino alla attuale ultima generazione (la quinta) che ha aperto prudentemente a qualche brezza di novità nei piatti, mentre la famiglia riesce ancora a seguire in prima persona gli orti e gli uliveti degli avi, che procurano la materia prima per il ristorante. 

Cercate cucina tipica dell’ Alta Valle Argentina? Ecco i quattro ANTIPASTI (€ 10-12) tra i quali le Lumache sgusciate e impanate, su crema di pane ai cereali di Triora, spaghetti di verdure. Per i più “delicati” c’è anche la  delicata Ricotta all’erba cipollina su cialda di canestrello Benedettino.

I PRIMI PIATTI sono cinque (€ 10-13): gli Gnocchi di patate alla zucca con fonduta al Brus (gnocchi di inattesa consistenza!), oppure le Trofie, cipolla rossa e guanciale di Norcia, mantecate in diretta nella forma di Parmigiano Reggiano: un piccolo spettacolino al centro sala mentre qualche cliente filma… .

Dei sei SECONDI (€ 14-16), oltre alle lumache stufate alla molinasca, cito il sempiterno e immancabile coniglio alla ligure, con pinoli, olive Taggiasche con patate al forno, per i quali molti avventori vengono appositamente qui.

Per i DOLCI (€ 6) occorre chiedere allo staff; io ho optato per la crostata casereccia.

In CARTA VINI  le etichette sono circa 60, quasi tutte sotto ai 20 euro. C’è anche la possibilità di mezze bottiglie tra le quali il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG 2021 La Tradizione di Montalbera che figura onorevolmente (12 euro). Tra i Liquori finali, sono originali della zona il Latte di Lumaca e il Filtro delle Streghe.

Il SERVIZIO, oltre che dalla patronne, iperattiva  che parrebbe quasi severa di primo acchito, ma poi si apre franca e cordiale, è assicurato anche dal validissimo Fernando, cameriere affabile e professionale: impagabile davvero. Non ci sono tempi morti.


L’ AMBIENTE:  è’ quello che ci si aspetta da albergatori orgogliosi della propria storia secolare, con pareti onuste di attrezzami da ristorante, oggetti significativi e tovaglie color salmone in stoffa damascata con timidi quadratini di carta come tovagliolo (li ho sostituiti per tutta la cena con il mio fazzoletto bianco); è un dettaglio che ha però il suo “controcanto” positivo, ovvero: qui non si bada alle quisquilie ma si va alla sostanza, attenti che al tavolo non manchi il necessario  per coniugare seriamente al presente il verbo mangiare, in uno dei pochi indirizzi che conservano ancora le radici. Si viene qui per una cucina onesta, rispettosa della tradizione di questa valle, cucinata per il meglio per chi desidera la semplicità non artefatta e porzioni bastevoli. Con immutato orgoglio, rispetto ai tempi nei quali qui fioccavano  onori e diplomi (del Veronelli, dei Disciples d’escoffeier, del Cuoco d’Oro etc…) ed  importanti riconoscimenti che ancora oggi ornano le storiche pareti.

A solo mezzora di strada da Arma di Taggia esiste ancora l’antica Liguria, sempre più rara.