La recensione: a Badalucco Ristorante CIAN DE BIA’

Badalucco – CIAN DE BIA’ – Via Silvio Pellico 14 – Tel. 3206622079

Badalucco, borgo medioevale di circa 2 mila abitanti al quale si accede tuttora attraverso cinque porte, è gastronomicamente famoso per i suoi fagioli bianchi detti Rundin e per la sagra dello stoccafisso “Stucafì’ àa Baücȍgna”  della terza domenica di settembre la quale celebra la lunga resistenza contro un assalto di pirati saraceni, grazie alle abbondanti scorte di merluzzo, del quale Badalucco era centro di smistamento per l’intera valle. 

Nel nucleo ricco di storia, sorge questo ristorante costituito da due suggestive salette al piano superiore di una casa antica perfettamente ristrutturata, con interni di pietre a vista e “boiserie”, impianti di illuminazione a treccia (come usava fino agli anni ’50), caminetto (spento), nessun sottofondo musicale fastidioso, ”mise en place” eleganti con tovagliato classico, cestino di pane tiepido. C’è anche una romantica dependance al piano cantina per cene private nonché, in estate, alcuni tavoli nel simpatico vicolo fiorito.

In questo ristorante la cucina “di una volta” viene preparata quasi “religiosamente” ed offerta con portate generose, senza scelta da parte dell’ avventore, ma con libertà di rinunciare a qualche piatto. In ogni caso la regola è di servire 9 portate a 35 euro, caffè compreso. Ecco la LISTA CIBI la sera del mio passaggio: una insalata russa perfetta, i frittini di primizie di stagione caldi e morbidi al punto giusto, il classico vitel tonné, i ravioli preparati con bietole di campo (sono differenti dalle coltivate!) con olio e timo, le tagliatelle al ragù di coniglio, il coniglio in casseruola, l’arrosto con contorni, il generoso budino della nonna e le immancabili frittelle di mele calde. Un susseguirsi di prelibatezze che titilla la memoria dei sapori antichi. In precedenti passaggi avevo trovato anche altre leccornie: una selezione di salumi di selvaggina, una insalata di fagioli di Badalucco, dei funghi porcini impanati, la ormai rara cima ligure con salsa verde, il cinghiale con polenta, l’agnello Brigasco al forno con patate, la torta di Badalucco con zabaione.

Il SERVIZIO è con vassoio al tavolo, ovvero viene posto su ogni tavolo un vassoio con la portata e ci si serve a piacere: un metodo familiare ormai insolito, provvidenziale sia per i mangioni impenitenti che per chi è perennemente a dieta e “pilucca” soltanto. Poiché la sequenza delle portate è eguale per tutta la sala, si finisce la cena pressoché tutti alla stessa ora; perciò, se apprezzate “tempi slow” vi conviene giungere all’ora di apertura, conviene invece arrivare un po’ dopo se preferite tempi più “stretti”.

La CARTA VINI è una altra bella sorpresa, sia per il numero delle etichette (250 circa), che per l’assortimento ricercato ed i prezzi praticati. Ci sono bottiglie blasonate ad alto prezzo ma convenienti rispetto alla norma, ma anche una infinità di buone scelte sotto ai 20 euro: un particolare che da solo meriterebbe di attirarci qui senza indugi.

Concludendo: in tempi in cui l’universo cibi comincia persino a stancare gli addetti ai lavori a causa dell’inflazione di mestoli e padelle su schermi, stampa e spazi on line (le figurine non più?), rincalzati anche da “ravissanti” influencers per disorientati, ma persino con gente d’intelletto “parvenù” a pontificare seriosamente sull’ enogastrò, val la pena semplicemente di “accontentarsi”, si fa per dire, di chi, senza necessità di accendere riflettori, offre la vera ristorazione contadina ligure tradizionale, come fanno in questo “cenacolo” per buongustai che sanno bene dove andare. Oltretutto, sarà per gioie fatturate a prezzi da angeli, con un rapporto qualità/prezzo che sfida ogni confronto!