La recensione. A Borgio Verezzi Ristorante DOC

Borgio Verezzi – DOC – Via Vittorio Veneto 1 –

Tel. 019 611 477

Il parcheggio è facile ed è proprio antistante la bella villa liberty, che offre due sale con pavimenti alla veneziana più una saletta quasi privé con un solo tavolo rotondo. Ci sono anche due tavoli nel ballatoio sotto al portico e, nella bella stagione, un ampio agrumeto/giardino a latere di uno “spazio arte”, con lampioni, cascate di gelsomini, rigogliosi rampicanti e vasi fioriti; qui ci dev’essere un robusto … pollicione verde. Anche all’aperto ci sono spazi intimi, il re dei quali è quello un po’ orientaleggiante sotto i due gazebi di tendaggi crème. All’interno l’ambiente è classico, con arredi/oggetti di antiquariato ma senza onustà eccessiva né carabattole di dubbio gusto. C’è anche un pianoforte e uno scrigno per la conservazione dei sigari. I tavoli sono da sempre ben distanziati e le sedute sono comode con braccioli. Le mise en place, rigorosamente con tovagliato, hanno stoviglierie tonde e capaci, posateria argentata e non manca una fiammella ad ogni tavolo…

Le focacce, in piccoli pezzi pronti per essere sbocconcellati, sono contenute in una ceramica e sono tiepide, morbide al punto giusto, insomma: irresistibili. Ma attenzione, poiché il rabbocco dell’aperitivo è pronto e solerte e sarà bene non esagerare ante inizio pasto. 

La promessa solenne che apre la carta recita: “ Paolo e Cinzia dal 1982  in “ La Tavola è un Piacere del Buon Vivere”. “Al Ristorante DOC non esistono prodotti surgelati né di allevamento. Tutti i giorni lo Chef Paolo Alberelli presenta un menu diverso preparato rigorosamente con il pescato del giorno. Pane e focaccia vengono sfornati ad ogni servizio. Dolci e pasticceria sono di nostra produzione. In sala la Sommelier è  Cinzia Mattioli “. Si tratta evidentemente di dichiarazioni chiarissime ed impegnative.

La sera del mio passaggio, dopo quattro anni dalla mia ultima recensione su questa rubrica, non ho trovato rivoluzioni rispetto alle linea di cucina di sempre di Paolo, che non si arrovoglia in novità tanto per stupirvi ad ogni costo, ma vince con la trasparenza, la semplicità (non banalità), l’assenza di tranci “misteriosi” (qui solo pesce intero) rifuggendo anche dal preparare portate di pesce crudo. Qui il sifone “Adrià-neggiante” e le molte ultime diavolerie “ad capocchiam” dei cuochi-spettacolo (da avan-spettacolo?) non esistono. Spesso è proprio Paolo che, lasciando la cucina (ma non per venire a “fare il bello” in sala), vi porta il piatto e, con entusiasmo, ve ne spiega telegraficamente la preparazione e tosto si ritira veloce.

Tre gli ANTIPASTI (€ 20), tra i quali le Mazzancolle al vapore con finocchio e salsa agli agrumi; i Calamari padellati su crema di verdure e bucce di limone.

Quattro i PRIMI PIATTI (€ 20) tra i quali le Fettuccine larghe al Pigato con ragu di orata e basilico; oppure il piatto vegetariano Gnocchi de semola e curcuma ai profumi dell’orto.

Quattro i SECONDI PIATTI (€ 25) , tra i quali il Pagello fragolino di tremaglio  con patate e capperi al posto del sale; oppure le Acciughe in pan pepato con uvetta, mandorle, pinoli e balsamico.

Ben sei i DESSERT (€ 10), tra i quali, ripetuto dal 1984, lo speciale Flan al cioccolato fondente; oppure la Crema Demerara bruciata alla grappa con sotto le pere (dolce Williams).

Per i VINI ci si consulta con Cinzia, appartenente alla prestigiosa associazione “Donne del Vino”, patronne/sommelier che è prodiga di giusti consigli e, se gradite, è capace di ricordare le vostre preferenze. La lista non è propriamente enciclopedica, ma bastevole ad accompagnare come si deve  la cena ed i prezzi praticati sono normali, anche cedendo verso tentazioni diaboliche.

Un SERVIZIO ben fatto completa la positività della sosta che scorre al giusto ritmo e il tempo passa senza lungaggini né frettolosità. Insomma, la felicità è assicurata e potrete allungarla … magari indugiando con un Rhum Agricole o altro pregiato distillato finale.