I primi 50 ristoranti del mondo, tra i quali qualche italiano. La giuria era così composta.

La classifica , le foto, le foto di alcuni loro  piatti. E’ sul seguente link:

 http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.theworlds50best.com/list/1-50-winners&prev=search

Dal sito Atabula, apprendo che la giuria era composta come segue. Vi sembra una giuria qualificata per sentenziare e decidere chi sono i primi 50 ristoranti del mondo?

CHEFS E RISTORATORI:

Adeline Grattard (Yam Tcha* – Paris), Fabrice Giraud (Maison Blanche – Paris), Inaki Aizpitarte (Le Châteaubriand – Paris), Pierre Hermé (Pierre Hermé Paris – Paris), Jean-François Piège (Restaurant Jean-François Piège** – Paris), Michel Portos (ex du Saint-James** – Bouliac), William Ledeuil (Ze Kitchen Galerie* – Paris), Emmanuel Renaut (Flocons de Sel*** – Megève), Jean Sulpice (Restaurant Jean Sulpice** – Val Thorens), Paul Bocuse (L’Auberge du Pont de Collonges*** – Collonges-au-Mont-d’Or), Marc Veyrat (Maison des Bois – Manigod), Pascal Barbot (L’Astrance*** – Paris), Alain Passard (L’Arpège*** – Paris), Anne-Sophie Pic (Maison Pic*** – Valence), Jacques Pourcel (Le Jardin des Sens* – Montpellier), Yannick Alléno (Ledoyen*** – Paris), Bertrand Grébaut (Septime* – Paris), David Toutain (Restaurant David Toutain* – Paris), Alexandre Gauthier (La Grenouillère* – La Madelaine-sous-Montreuil), Bruno Verjus (Table – Paris), Cathy Klein (sœur de Jean-Georges, jusqu’il y a peu à la tête des cuisines de l’Arnsbourg*** – Bærenthal), Laurent Lapaire (L’Agapé* – Paris), Olivier Privat (désormais vigneron du domaine des Lys – Blauzac), Fred Peneau (Grillé – Paris)

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GIORNALISTI E AUTORI:

Julie Andrieu (France 3), Emmanuel Rubin (Le Figaro), Trish Deseine, Alexandra Michaud, Thibault Danancher (Le Point), Jörg Zipprick, François Simon (M Le Monde), François-Régis Gaudry (France Inter, L’Express, Paris Première), Franck Pinay-Rabaroust (Atabula), Sophie Cornibert (Fulgurances), Hugo Hivernat (Fulgurances), Sophie Brissaud, Marie-Laure Fréchet (Omnivore), Frederik. E Grasser Hermé

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INFLUENCEURS ET GOURMETS PASSIONNÉS

Sylvie de Laveaucoupet (attachée de presse), Nicolas Chatenier (agent de chefs et notamment d’Anne-Sophie Pic et créateur de Table Ronde), Laurent Vanparys (co-fondateur de l’agence OneBiteConsulting), Catherine Petrini-Perrier (épouse d’Andrea Petrini), Nicole Albrieux (amie d’Andrea Petrini), Luc Dubanchet (patron d’Omnivore

FrittomistoEnzo Vizzari e Guido Barendson ne scrive come segue:                           

Quello che la classifica dei 50 Best non dice

LA CLASSIFICA si può condividere, discutere, respingere. Ma una volta di più bisogna ripetere che il meccanismo che la genera non è per nulla credibile. Innanzitutto si sa che i voti dei giurati sono condizionati dai coordinatori d’area e sono frutto di scambi fra i coordinatori stessi: “Tu fai votare ai membri del tuo paese i ristoranti A, B e C, io faccio votare dai miei colleghi i ristoranti che tu mi indichi”. Si evita così la dispersione dei voti e i predestinati vincono in blocco, vedi il successo “di squadra” degli spagnoli sin dall’inizio, poi dei nordici, e poi ancora dei sudamericani… Il meccanismo funziona perché il giurato non è in alcun modo tenuto a dimostrare di aver visitato il ristorante cui ha dato il voto. Insomma, fatte le debite proporzioni, è lo stesso meccanismo del deploratissimo Tripadvisor, che consente a chi lo voglia o ne abbia interesse di esaltare o di demolire un locale senza dover dimostrare di esserci stato. Per rispondere alle critiche, gli organizzatori hanno ora incaricato la Deloitte di certificare la regolarità del voto. Bene. Ma la Deloitte non ha potuto far altro che certificare il rispetto di una procedura che è in sé bacata. A chi serve allora questa classifica? Innanzitutto a chi l’ha inventata e ne conduce l’organizzazione ormai milionaria, cioè la rivista inglese Restaurant. Poi serve, naturalmente, ai ristoranti che meglio si piazzano, perché il loro fatturato cresce. Qualche dubbio, viceversa, può sorgere agli sponsor che versano decine di migliaia di euro. Emblematico è il caso di San Pellegrino che sta ancora pagando carissimo, nei rapporti con l’alta ristorazione francese, la stretta identificazione con il proprio marchio di una classifica che da sempre penalizza quelli che tutto il mondo considera i migliori ristoranti di Francia. Serve ai consumatori? Mah.

di Enzo Vizzari

(da La Repubblica del 02 giugno 2015

 

 

 

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