Una positività da Il Golosario di Paolo Massobrio

Ricevo e “giro” qui :

Le storie più belle e divertenti che abbiamo raccolto e i segnali positivi in attesa di rialzare (del tutto) le serrande

Un’Italia di serrande a mezz’asta, potremmo dire, mutuando l’espressione dal linguaggio militaresco. Il motivo è semplice: ristoranti e bar sono (per metà) aperti. Ovvero da lunedì 4 maggio qualcuno ha deciso di riaprire però solo con servizio da asporto andandosi ad aggiungere a chi ha già optato per il delivery e che per buona parte dei casi l’ha mantenuto. Tuttavia un’Italia della ristorazione che nonostante le proteste – vedi quella di mercoledì a Milano – intravede una luce di speranza che vogliamo alimentare con le storie positive che abbiamo raccolto.

• Il successo del “pasto sospeso”
L’iniziativa si deve a Luigi Testa, ristoratore di San Vito Romano, che per sopravvivere alla chiusura imposta alla sua attività, ha inventato questa formula leggermente diversa dal dining bond a cui siamo abituati. Consiste nella possibilità data al cliente di investire nella sua attività. Il funzionamento è semplice: pagare 10 euro oggi per poi ricevere un valore raddoppiato in consumi al momento della riapertura. Il successo dell’iniziativa è stato clamoroso. “Ho salvato il mio ristorante” ci ha raccontato Luigi che con questa operazione ha incassato oltre 10mila euro. E soprattutto l’amicizia di tanti come quei ragazzini che solevano frequentarlo come pizzeria prima della chiusura e in 14 gli hanno portato dieci euro a testa, per assicurarsi una pizza (doppia) alla riapertura.

• La colleganza tra i ristoratori.
Qui l’esempio bello di Paola Bertinotti che ospiterà alla riapertura i piatti dell’Hosteria del Bricai di Rassa Valsesia che faranno il delivery da loro. La ragione è semplice: loro hanno pochissimi posti che invece al Pinocchio non mancano. E per aiutarli a sopperire alla conseguente riduzione del fatturato dovuta al contingentamento della clientela si sono inventati una formula di ospitalità dei piatti storici di Giorgio De Fabiani. Un modo per credere in un mondo migliore, spiega Paola. E ha ragione.

• Una storia che arriva da lontano, dagli Usa, ma che ci aiuta a ben sperare.  
J. Kenji Lopez-Alt della birreria Wursthall di San MateoCalifornia, decide di dare una mano a tutti coloro che in questo periodo non hanno di che sfamarsi. E si mette ai fornelli, però decide di farsi aiutare lanciando la sua iniziativa su una piattaforma di crowdfunding. In pratica era possibile regalare un pasto con dieci dollari. Pochi giorni dopo le donazioni avevano già superato i 5mila dollari, lo ha intervistato l’emittente nazionale CNBC e l’operazione ha ricevuto un’ulteriore accelerata. Morale della favola: personale richiamato per preparare i pasti.

 I numeri.
C’è un dato che deve far riflettere: il primo è il sondaggio condotto da Just Eat che oltre a segnalare la prevedibile esplosione del delivery  (e fin qui tutto chiaro) segnala come per la stragrande maggioranza dei casi (66%) il motivo dell’ordinazione è ancora quello di farsi una coccola. Chi saprà coccolare meglio il cliente e farlo sentire in una nuova normalità avrà successo. Spazio all’inventiva.

• Viva la nostalgia.
Avete presente il drive-in di tanti film americani? O più semplicemente la formula drive applicata dai giganti dell’hamburger? Bene, quella che finora i ristoranti avevano snobbato sta diventando un’ottima soluzione per l’asporto. Chi ha un piazzale o un comodo accesso verso la rete stradale  lo sta praticando con successo. In pratica si ordina da una parte con tablet e dall’altra si ritira il pasto caldo. Potrebbe passare da tendenza ad abitudine e restare come nuovo servizio. E viva la nostalgia.

• Infine – e qui viene la parte divertente – anche il piccante vuole la sua parte.
E stavolta non si parla di food porn. Negli Stati Uniti il Lucky Devil, strip club di Portland in Oregon, per far fronte alla crisi si lancia sul delivery. Ma l’operazione non ha successo: chi va in uno strip club per il cibo? Allora l’idea: cambiare non menù, ma fattorini, impiegando le ballerine rimaste ormai disoccupate. L’idea ha successo e ora le ballerine in tenuta da fattorino e con opportuni Dpi fanno il giro delle consegne, accompagnate da autista e buttafuori.

«Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione» diceva il Perozzi di Amici miei.
E in tempo di Coronavirus anche il genio vuole la sua parte.