“Circa 700 medici di tutte le regioni d’Italia si sono riuniti a congresso a San Remo (sic!) nelle sale del Casino Municipale… Se il medico isolato può essere severo o abbottonato, invece il medico del congresso è sempre di umore eccellente; vivace, arzillo, comunicativo; mondano, festoso, instancabile, indulgentissimo. I suoi abituali clienti non lo riconoscerebbero. Settecento medici, in queste particolari condizioni di spirito, son dunque convenuti a San Remo per discorrere di idrologia e climatologia; e coloro che sentivano più tenaci i legami domestici, hanno condotto mogli e figliuole. Gruppi di belle signore e graziose ragazze, aggiungendo una viva nota di leggiadria con trecento persone di famiglia: un migliaio in tutto di graditissimi ospiti giunti da ogni parte d’Italia alla scoperta della Costa Fiorita.
Mille ospiti, mille coperti per il pranzo in loro onore nella più vasta sala del Casino. Ci vollero ventiquattr’ore e duecento esperti per approntarli. I “maitres d’hotel” trasformati in geometri impiegarono una giornata intera a prender le misure per l’attuazione di un piano regolatore che non ammetteva rinvii. Circa un chilometro di assi e cavalletti, a poco a poco, si mutavano in tavole da pranzo e quando la metamorfosi fu compiuta e sulle tavole furono stese le candide tovaglie, fecero la loro apparizione vivace, esuberante, pittoresca e profumata, cestini di garofani ammirabili sbocciando a centinaia sulle tavole deserte, le ravvivarono le illeggiadrirono, dettero vita e freschezza e quel particolare tono di eleganza che distingue tutte le feste che si svolgono al Casino di San Remo.
Apparecchiate le tavole, gran rapporto di camerieri. Trecento sparati bianchi si ammassarono in fondo al salone per apprendere dai maitres gli ordini di servizio. Si sarebbe detta la preparazione della scena di un film, con imponente movimento di masse. E intanto nelle cucine schiere di cuochi di aitanti e di sguatteri si affaticavano a trasformare in pietanze gli imponenti cumuli di provviste. (Mille bocche dotate del più sano appetito sono una prospettiva da atterrire lo chef più preparato e solerte).
Mentre in una enorme caldaia bollivano 60 chili di carne e un quintale di ossa, con verdure ed aromi, da cavarne 1000 tazze di consommé in gelatina, 1000 trotelle del Lario e 3000 gamberetti che avevano fino a un’ora avanti guizzato inconsapevoli nel vivaio, si andavano indorando in mezzo quintale di burro; e 90 filetti, cioè le parti più fini di 45 buoi, si rosolavano in una fantastica batteria di casseruole lucenti. E lì di fianco, nel reparto pasticceria, 130 chili di fragole aspettavano fragranti che 50 litri di crema montata, 80 litri di latte e 500 uova formassero quella cosiddetta melba destinata ad accoglierle…
Quando i congressisti sedettero, il salone era uno spettacolo. Le autorità alla tavola d’onore, gli altri commensali raggruppati a loro piacere. Pochi discorsi e brevi e cordiali. E tutti vegeti e giovani e allegri quei settecento medici, eloquente esempio di buona salute… Fino a quando nel salone vibrarono gli ultimi brindisi, le cucine facevano pensare a un campo di battaglia, coi generali rimasti soli, a prender fiato dopo la vittoria.”
E’ lo stralcio di un articolo firmato Enrico Serretta, tratto da “SANREMO-Rivista Illustrata d’Arte, Sport e Turismo” del 5 luglio 1934. Al Casinò si potevano servire 1000 coperti … Erano tempi nei quali Sanremo era Sanremo…