La recensione: a Imperia Ristorante Salvo Ai Cacciatori

2018 luglio 19 (35) - CopiaImperia – Ristorante SALVO ai CACCIATORI  –  Via Viesseux 12 – .                                                     Tel. 0183 293763

E’ in pieno centro, ma con parcheggio ai margini della stradina pedonalizzata nella quale sorge il ristorante.  Decenni addietro  ai Cacciatori,  il grande AGOSTINO SALVO,  il cui motto era “la generosità fa ricco il ristoratore”, accoglieva come un principe chi  veniva qui anche per vedere ed esser visto. Oggi Salvo ai Cacciatori è “Il Ristorante” degli Imperiesi, delle occasioni importanti per le famiglie, delle riunioni decisionali  intorno a un tavolo, il locale TOP della città dove portare un ospite di riguardo.  Agostino da tempo è volato nel paradiso dei grandi ristoratori, ma i suoi  tavoli (di un modello personalissimo) sono sempre stati mantenuti,  rispettati e ben lucidati dai suoi discendenti, che hanno fatto tesoro dei giusti insegnamenti di famiglia: aggiornarsi e stare sempre al passo con i tempi

La cucina a vista è stata rifatta, così come l’intera sala di design, moderna e accogliente, con pavimento in marmo, una galleria di foto e cimeli sulla mensola  che attornia tutto il locale, sotto alle eleganti lampade strategiche, una credenza inglese antica, una antica giara da olio all’ingresso. La musica (cantata) in sottofondo è di qualità ma un po’ monocorde per l’intera serata, le mise en place sono perfette, le tovaglie cru eleganti,  i sottopiatti in peltro tipo Italia Navigazione meravigliosi,  non manca un vasetto di acapantus su ogni tavolo. L’accoglienza ed il servizio, spesso svolto dal patron,  sono pronti, sorridenti e capaci.  Dall’autunno  2017 la novità qui  è la new entry di due cuochi. I “magnifici MAIO e MAIANO, dai trascorsi reputati, prima in Italia e poi all’estero,  stabilitisi  qui. Con loro, una cucina che già era all’altezza, è ancora decisamente cambiate in meglio e, oltre a qualche buon piatto inconsueto per originalità e classe, è stata rivisitata con senno ed eleganza anche qualche portata storica.

Ma vediamo la carta. Dopo l’indicazione del coperto di 3 euro, ecco l’elenco di 6 ANTIPASTI (dai 12 a 22 euro), tra i quali Ceviche del Mar Ligure (€ 22); oppure il polpo rosticciato con jelly pomodoro, chorizo, dragoncello ( € 22). – 5 PRIMI (dai 17 ai 22 euro), tra i quali “Come un minestrone alla ligure , tiepido, verdure primaverili, pesto, capelli d’angelo – oppure i Cappellacci di melanzana arrostita allo scoglio.  Dei SECONDI (dai 22 ai 35 euro), cito lo scorfano con carota fermentata, salsa pil-pil, zucchina alla cenere, insalata di fiori a palline (€ 30), nonché il raro Carré d’agnello Sambucano (3 costine) al fieno con primizie dell’orto, yogurt ed il suo fondo di cottura al Laphroaig (€ 28), uno dei pochi Carré che di questi tempi si trovino ancora in carta nei ristoranti liguri.  I  7 DOLCI (8 euro) chiudono in bellezza e tra essi l’immancabile semifreddo 1946 oppure l’Orto di 9 Villa Roseto, morbido alla trombetta e cioccolato Ivoire Valhrona, frollino alle mandorle: originale e ben riuscito.

Le quantità nelle portate in verità certamente non “debordano”, neppure nello splendido minestrone (che sognavo, inutilmente, servito all’antica, con la pentola di cottura sul tavolo per eventuali “riprese”) ,  ma alla fine di un pasto l’insieme risulta bastevole, almeno per persone  normali.

Con una Acqua San Pellegrino a 3 euro, una cena di tre portate più dessert si spende da un minimo di 68 euro a un max di 96 euro , più i vini, ovviamente.  Esiste anche un MENU DEGUSTAZIONE  di 5 portate “calmierato” a 45 euro.

La CARTA VINI è stata molto potenziata rispetto al passato, ormai consente qualsiasi scelta ed inizia elencando ben due pagine di Champagne, con molti petit récoltant (60-70 euro), che fanno la gioia dei “cugini” francesi ed altri appassionati.

C’è anche un dehor, ma mi pare francamente più adatto al passante occasionale che non sa in che razza di locale approda.  In un mondo pieno di stuzzicherie,  toasterie, polpetterie, antipasterie, cozzerie, tiramisuerie, piadinerie, insalaterie, desserterie (a quando le gnocche-rie? ), è raro approdare in un locale come questo dove la classe non viene ostentata ma c’è, apprezzata da clientela calma e spesso anche elegante, che va sul sicuro, da decenni, anch’essa da generazioni.

Luigino.filippi@alice.it