Chiusure prolungate, confinamenti e coprifuoco hanno messo in difficoltà i ristoratori della Lombardia. Ma la criminalità organizzata ha approfittato per bussare direttamente alle porte di bar e ristoranti.
“Nel periodo pandemico registriamo un interesse ancora maggiore nei confronti di questo settore, ma quello che osserviamo non è tanto il tentativo di riciclare i proventi di attività illecite, bensì di rilevare praticamente a costo zero gli esercizi commerciali in sofferenza”, spiega Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Milano.
Secondo un’indagineLink esterno condotta dalla Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, il 20% degli iscritti del settore della ristorazione ha ricevuto una proposta anomala di acquisto della propria attività, vale a dire nettamente inferiore al valore di mercato. Il numero di offerte è aumentato nel mese di novembre: sono state circa il doppio rispetto a giugno.
“Le ragioni per cui c’è questo interesse nel settore degli esercizi pubblici, della ristorazione e dei bar sono molteplici: reinvestimento, darsi una parvenza di attività lecita, crearsi una rete relazionale, segnare il territorio”, osserva Dolci. Un esempio è quello della ‘ndrangheta, che laddove è “particolarmente presente e pervasiva”, usa i locali anche in una logica “di controllo del territorio”.