La recensione. Ha riaperto La Conchiglia di Arma di Taggia. Qui il CoronaVirus pare una riminiscenza lontana: Una meraviglia!

La vista dal nostro tavolo sul patio

Arma di Taggia

LA CONCHIGLIA

Via Lungomare 33

Tel.0184 43169

Per gli appassionati di ristoranti con buona cucina di materia prima eccellente, i tempi sono quelli che sono. In questi mesi di sosta forzata le geremiadi di molti “esperti” paventavano che il mondo della ristorazione avrebbe dovuto risolvere problemi sotto diversi aspetti con la probabilità di cambiamenti decisivi e sempre in peggio. Il “teicheuei” fino poco tempo fa usato solo con le pizze, si è esteso anche a cibi freddi, piatti di lasagne, arrosti con patate…. ; il “fuudeliveri bai raider” sta cominciando a prender piede nonostante che richieda la noioseria di finire le preparazioni a casa propria;  in qualche caso, si sta iniziando con “l’outservis” che prevede il privilegio del “cameriere volante” (magari lo chiameranno valetflain?) mandato a servirvi il pasto nel migliore dei modi, ma a casa vostra.

Ma invece, a parte chi è costretto a cibarsi lontano da casa, ora sta quasi timidamente tornando l’idea di recarsi nuovamente al ristorante  nel modo di sempre, come momento ricreativo, con famiglia, amici  etc…  e si delineano dei cambiamenti necessari sino a quando cesserà l’allarme coronavirus. Resta però un punto fermo, una condizione imprescindibile: il pasto in un ristorante deve conservare la sua piacevolezza d’insieme, con una certa atmosfera e servizio che, diversamente, potrebbe causare dissuasive defezioni.

Ci sono cambiamenti che interessano esclusivamente il gestore, come i distanziamenti in cucina non facili, le continue sanificazioni obbligatorie,  gli obblighi con la lavanderia etc; non ultimo, l’accollo di responsabilità (e relativa difesa contro le invereconde rivalse dell’INAIL) nel caso di contagi di dipendenti. Ma sono altri i cambiamenti che percepiscono e possono influenzare i clienti. Oltre che alla piacevolezza del numero dei tavoli ridotti e ben distanziati, ecco lo stop al guardaroba, lo stop alla climatizzazione  con ricircolo d’aria, le limitazione del numero degli avventori al medesimo tavolo, l’obbligo di mascherina e la sanificazione delle mani in entrata/uscita dal locale e dalla toilette, lo stop alla carta vini stampata…. Insomma tutte cose certamente giustificate e indispensabili ma il “leitmotiv”  è “mica ci sentiremo come in una sala da pranzo di una clinica”?    

Pertanto, a soli due giorni dopo la prima apertura consentita e, pensando che comunque qualche cosarellina avrei comunque trovato da mangiare,  eccomi a cena in questo ristorante che avevo appena visitato ante corona virus. Vi racconto com’ è andata … Iniziamo dalla prenotazione: rispondono prontamente al telefono entro il terzo squillo. Il primo e secondo giorno di apertura il locale risulta ”soldaut” (completo), ma poi trovo posto. Eccomi quindi di domenica sera, acquattato nel loro silenzioso patio aperto verso la passeggiata. Le distanze tra tavoli sono conformi alle norme di legge e per i clienti e quindi si sta più tranquilli di prima. Le mise en place sono esattamente le stesse di sempre, eleganti  e curate; ogni particolare è semplicemente perfetto, il tovagliato è di pregio e il servizio è eseguito con le cloche. Il tutto con patrons e personale “mascherinati” ma eleganti che meriterebbero addirittura d’essere filmati quando preparano qualche piatto sul “servant” a lato del vostro tavolo. 

Ho trovato un menu generoso ed equilibrato, stampato su cartoncino, che viene consegnato ad ogni cliente con l’obbligo di NON restituirlo. Eccolo: 1) Tartare di Leccia , mostarde di frutta, gocce di balsamico – 2) Pescatrice, salsa al nero di seppia,porri e cipollotti – 3) Polpo cotto a bassa temperatura, pomodoro confit e fagiolini – 4) Tortelli di carciofo di Perinaldo conditi con le vongole – 5) Il pescato del giorno sfilettato e spinato, cotto al forno verdure croccanti e fondente di cavolfiore – 6) Guazzetto di fragole e anguria, crumble di mandorle e gelato al fior di latte – 7) Caffè con dolcetti. Il totale? Tadaam, 60 euro, meno di quanto si spendeva ante pandemia, alla faccia delle prefìche che giaculatoriavano inevitabili aumenti dei prezzi….  Per il momento non viene presentata la carta ma, esprimendo eventualmente le Vostre preferenze alla prenotazione, è facile che vi assecondino.

La carta vini,per motivi di maneggio, “oomaigud” è purtroppo elencata soltanto a voce ma, abbiate fede, il personale “intuisce” e aiuta. Comunque, poiché la cantina ha centinaia di etichette, i “pleier del ueb” stanno proponendo una  una soluzione seria … Niente bitcrazìa, ma semplicemente la possibilità di consultarla tramite QRCode sul proprio telefonino …

Insomma, nell’insieme è stata una sosta incoraggiante, in uno dei ristoranti che resta di classe e prestigio invariati e che pratica prezzi temperati dal lume della ragione, considerando la qualità dell’insieme, s’intende.   luigino.filippi@alice.it