“ La paternità del “Tiramisù, il dolce più famoso d’Italia, è contesa fra molti. L’autorevole mensile dell’Accademia Italiana della Cucina “Civiltà della Tavola” scrive che il Tiramisù ha origini nobili, dato che prevede ingredienti particolari come il caffè e il cioccolato (oltre al tuorlo d’uovo, zucchero, vino bianco e biscotti savoiardi).
La nascita è dovuta a un evento particolare: la visita del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici alla Città di Siena, nota per la sua tradizione di pasticceria. Pare che i cuochi locali avessero deciso di celebrare la visita del duca (noto buongustaio) con un dolce nuovo chiamato “la Zuppa del Duca”. Il dolce fu molto gradito e la sua fama raggiunse il Veneto dove la ricetta fu arricchita dal mascarpone, prodotto tipico dell’Italia settentrionale. Qui sarebbe anche nato il nome allusivo di “Tiramisù” poiché era considerato un ottimo ricostituente utile per ripristinare le energie spese dopo gli incontri amorosi. L’uovo ha sempre avuto questa indicazione a “luci rosse”.
Giacomo Casanova racconta nelle sue memorie che era solito bere un numero impressionante di uova crude prima di dare inizio ai suoi incontri e Alessandro Tassoni nella “Secchia Rapita” narra che Marte, il dio della guerra, dopo una folle notte d’amore con Venere, si tirò su bevendo un centinaio (!!!!) di uova prelevate dal pollaio dell’oste.
Il conteso semifreddo sarebbe invece stato servito la prima volta nel ristorante “Beccherie” di Treviso dal pasticcere Roberto Linguanetto nel 1958, un dolce semplice da fare in un solo momento. Ebbe un tale successo che anche i pasticceri dei paesi vicini iniziarono ad andare in pellegrinaggio per assaggiarlo.
Il Washington Post invece ha annunciato di aver scovato a Baltimora l’inventore di questo dolce: un Avellinese, tale Carminantonio Jannacone, titolare della pasticceria Piedigrotta a Pontepiave. Costui sperimentò nel 1969 il tiramisù, ebbe successo e creò una azienda di semifreddi (Eurogel). Successivamente si trasferì nella Little Italy di Baltimora. Il Tiramisù di Carmine Antonio sarebbe nato quindi undici anni dopo con l’aggiunta di Marsala. Proliferano le imitazioni con diverse varianti. Qualcuno sostiene che la nascita del dolce suddetto (chiamato “El Sbatudin”) sia avvenuta proprio in una “casa chiusa” a Treviso, vicino al ristorante Beccherie e che serviva a ristorare gli incontri piccanti che avvenivano con le disinvolte signorine”.
Ringrazio Renzo Pellati autore del pregevole volume di 448 pagine“La storia di quel che mangiamo” (Ed. Daniela Piazza), con il consenso del quale ho tratto per voi il pezzo di cui sopra.
Luigino Filippi –