Nato in Georgia più di 6 mila anni fa, il vino arancione (o ambrato) sta tornando alla grande sulle tavole europee, in particolare in Francia, dove il mensile Hotellerie et Restauration, gli ha dedicato un ampio servizio, dal quale sintetizzo che lo si ottiene facendo macerare una bianca in barrique o in anfore di terracotta interrate: più lo si fa macerare più sarà marcato il suo colore, né rosso, né rosé, né bianco. E’ un mondo a parte che fa ancora sgranare gli occhi. a chi non lo conosce. E’ un vino finissimo, secco e fruttato che si sposa bene con i salumi e i formaggi e la frutta, con la cucina asiatica speziata, con una insalata di finocchio, acciughe e vinaigrette di mostarda tradizionale. C’è chi lo preferisce tra i 12° e 14 °C, chi tra gli 8 °et 10 °C ma a questa temperatura evidenzia un po’ i tannini.
Il sito Business People scrive che, al di fuori dell’Adriatico, questo vino è ancora una sorpresa, ma occorre superare la diffidenza del consumatore, spiegando che il vino non è maderizzato, pur restando profumato. In ogni caso è un vino naturale senza erbicidi, senza pesticidi, non filtrato.
In Italia i produttori sono: Josko Gravner nel Collio, che usa uve Ribolla e Pignolo; Angiolino Maule con il famoso “Pico” nel vicentino) e Daniele Piccin (che lavora con Durella e Chardonnay. Notevoli i vini arancioni (di Skerk) Ograde, Podversic e il Kaplja, La Castellada con la Ribolla, Il Carpino con la Ribolla selezione, e Bressan che ha lo ha presentato in nuova veste e gusto partendo dal Pinot Grigio. Sempre nel Carso sono davvero luminose le Vitovska Solo MM14 di Vodopivec e quella di Zidarich. In Trentino Elisabetta Foradori, il Fontanasanta: in Emilia l’Ageno; in Toscana il Daphne, il Terre a Mano Bacchereto, il Bianco de La Maliosa; in Irpinia il Don Chisciotte; nelle isole l’ SP68, il Renosu e il Dettori.