Qualche anno fa, una ristoratrice tristellata, mentre era alla presentazione della Guida de L’Espresso, mi disse che i fondo a Lei non importava un gran ché delle Guide: chissà, forse i clienti a 300 euro pro-capite glieli mandano i benzinai ? Anni fa invece uno chef si suicidò dopo aver perduto una stella della Guida Michelin. Ma è anche vero che nel tempo, alla famosa stella Michelin hanno rinunciato in molti: Marco Pierre White, The Checkers, Stephane Borie, Sarah Francis, Kathryn Francis, Gualtiero Marchesi (nel 2008) , Olivier Roellinger, Alain Senderens, Sébastien Bras, Karen Keygnaert, Andrè Chiang. Dalle nostre parti Dominique Le Stanc, anni addietro lasciò gli stellati fornelli del Negresco di Nizza per aprire un modestissimo bistrot che ancora oggi conduce nel Vieux Nice: Le Merenda, che è sempre al completo e si permette di chiudere il sabato, la domenica e le altre festività nonché quattro distinte settimane nel corso dell’anno… Anche un cuoco del Ponente Ligure un giorno mi confidò di non sopportare più lo stress delle Guide…
Non basterebbe che ognuno facesse il proprio lavoro al meglio? Rispettando la propria etica professionale? Senza interdipendenze e invasioni di campi altrui ? No, il mondo dei ristoratori e delle Guide purtroppo non va sempre così. Da una decina d’anni sono sempre più frequenti i figùri che si presentano tronfi e paciosi quali venditori di complimenti via web, video, pubblicazioni, etc… . La loro attrezzatura cine-foto professionale, prelude ad una ovvia ospitalità, anche per più commensali. Ovvero scroccano una cena, per poi giudicarla. Ma vivaddio sono sempre più numerosi i ristoratori che fanno pagare tali “faccerotte”… La serietà, senza compromessi, ripaga sempre: il tempo è galantuomo; il resto è miseria.