Castelbianco SV – Albergo Ristorante GIN
Via Pennavaire 99 – Tel. 0182 77001
A una dozzina di chilometri dal casello autostradale di Albenga, ecco una frazioncina di poche case dove l’albergo, con capace parcheggio, accoglie con garbo e sorridente deferenza. Oltrepassato l’ingresso con antiche piastrelle esagonali in cotto, la sala ha pareti in prevalenza color rosa antico, intervallate da muri in pietra grezza, soffitto con travi di legno, strategicamente illuminato da faretti, pavimentazione in legno (silenziosa). Il guardaroba è custodito e c’è musica di sottofondo calmissima, tovaglie in lino fino a pavimento che mi son parse stirate al tavolo e, vivaddio, grandi tovaglioli d’antan che valorizzano una impeccabile mise en place.
In questa atmosfera, molto insolita per un locale sito in campagna, vi lasceranno tranquilli con un aperitivo, davanti alla carta cibi assai invitante, che elenca quattro ANTIPASTI sui 9-10 euro, tra i quali i tiepidi straccetti di pollo con verdure invernali e maionese alle mandorle, oppure lo sformatino di polenta con fonduta di Taleggio e tartufo nero.
Tre PRIMI, dai 12 ai 15 euro, tra i quali gli gnocchi di patate con crema di Raschera e tabacco “Amphora Rich”.
Quattro SECONDI, dai 14 ai 17 euro, tra i quali il brasato di manzo al Barolo con cialda di polenta e croccante di mais, oppure la inenarrabile trippa e fagioli bianchi preparata secondo tradizione, una delle migliori mai assaggiate da decenni.
Dei tre DOLCI cito la terrina al cioccolato e mandorle con guazzetto d’arancia, oppure il parfait GranMarner e arance.
In alternativa alla carta esistono anche il menu “LIGHT” di due portate più dessert a 30 euro, il MENU NATURA di tre portate vegetariane più dessert a 30 euro e il menu LADY CHEF di quattro portate più dessert a 35 euro.
Il servizio conta ormai sulla terza generazione, con ROBERTA che è capace, gentile e anche carina. I clienti sono prevalentemente famigliole educate e l’ambiente non è rumoroso.
Un capitolo a parte meriterebbe la STREPITOSA CARTA VINI, con centinaia di etichette, in prevalenza rossi. La stessa elenca vini normali a un prezzo inferiore del 25 per cento in meno rispetto al praticato degli altri ristoranti. Un esempio? Un Cervaro della Sala di Antinori 1999, vivissimo, a 40 euro (altrove lo trovate anche a 70 euro). Ma è cercando tra bottiglie rare e blasonate che si possono trovare delle chicche dimenticate, pressoché uniche nel Ponente Ligure, come un celebre e rarissimo Barolo “Monfortino” di Giacomo Conterno riserva ’95, che può far felice qualche intenditore appassionato il quale spenderà, sì, ma la metà rispetto al praticato nei rari altri ristoranti che “osano” mettere in carta il Monfortino. Inoltre hanno vero piacere se farete una capatina in cantina per scegliere “de visu” qualche bottiglia polverosa …
Una sosta in campagna ma in un ambiente di classe, con buona cucina e cantina strepitosa a prezzi invitanti.
Luigino.filippi@alice.it