“Il fascino innegabile delle carte dei menu. Collezionate, ammirate, accarezzate e sfogliate con finto distacco mentre lo stomaco pregusta ciò che potrà arrivare. Il popolo dei gastrofighetti, dei foodies, dei foodblogger e quante altre definizioni possiamo dare agli appassionati di cibo 2.0 (food-boner?!)non può resistere al richiamo primario verso le vette della cucina, fatto spesso da un innocente foglio di carta (paglia) non sbiancata chimicamente, vergata in caratteri tipografici vagamente hipster (aperta parentesi: i grafici iniziano a scagliarsi contro certi font come vent’anni fa sbugiardarono il Comic Sans) e dalle descrizioni evocativamente poetiche.
Se il food marketing è diventato un’arte, molto dipende anche dagli studi psicologici si nascondono dietro la scrittura dei menu dei ristoranti, chiamato molto prosaicamente menu engineering..”
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