Circa un ristorante che chiede un 20% aggiuntivo sul costo della portata nel caso in cui la pietanza venga divisa su due o più piatti, Raspelli ha così commentato con il Corriere di Como: “Ha perfettamente ragione il ristoratore – anzi suggerirei ulteriori sovrapprezzi da inserire nei menù». “Se il cliente chiede al cameriere di portargli il sale, paghi un 4% in più. Se con il caffè, oltre allo zucchero bianco vuole quello di canna, e se lo fa portare, 5% in più. E poi ci sono le tariffe per gli inconvenienti. Può darsi infatti che al cliente caschi il tovagliolo per terra. Allora, che paghi il 10% in più. Il sovrapprezzo comprende il tovagliolo da lavare, il tempo impiegato da un cameriere di circa 70 chili alto un metro e settanta per chinarsi e soprattutto il rischio “colpo della strega” per il movimento. Il cliente deve partecipare ai costi dell’assicurazione per l’eventuale invalidità civile del dipendente» – «Non ne possiamo più anche dei ristoratori che hanno l’ambizione di insegnare ai clienti come si mangia. Non ne possiamo più dei menù con parole come fumo, polvere, pomata di terra di capperi. Si va al ristorante per mangiare. E basta anche con i ristoranti santuari. Fateci pagare per ciò che delizia la gola e tornate con i piedi per terra».
Per quanto mi riguarda ricordo ad esempio a Cap d’Antibes un prezzo per la porzione e un prezzo punitivo per la mezza porzione: porzione 40, mezza porzione 30.