Lungomare Cristoforo Colombo 6 – Tel. 0184. 689 002
Sulla propaggine a ponente di capo Nero, in una zona riparata dalla tramontana ma piacevolmente esposta all’inebriante brezza del mare che ogni sera estiva va versi terra, con una splendida vista sulle luci occhieggianti della baia silenziosa, questo locale dispone di un parcheggio quasi inesauribile. Le sistemazioni al ristorante sono due, una ampia all’interno e una sul patio fiorito antistante dove, nelle serate più calde, “fanno” anche un po’ di musica. L’altra interna che, comunque, ha una unica superficie vetrata (con tendaggi antisole apribili) per cui, anche cenando all’interno, si gode della stessa vista verso le onde del mare. Sotto un tetto con svolazzi bianchi che fanno atmosfera, i tavoli non sono troppo vicini, hanno mise en place eleganti con lunghe belle tovaglie operate , un punto fiori a ogni tavolo con tre …cime di rose (un po’ stanche, la sera del mio passaggio) , saliera, pacchetti di grissini di qualità.
Appena seduti “arriva” prontamente il loro pane tipo Carassau condito nonché una porzione generosa di buonissima torta verde sbocconcellando la quale si consulta con calma la carta, che è in tre lingue. Dei sei ANTIPASTI dai 13 a 16 euro, molti a base di pesce crudo, quello da sempre richiesto è il plateau Biblos con il quale ognuno può spaziare con cibi eterogenei e che già da solo potrebbe bastare come piatto unico. Dei sette PRIMI PIATTI, dai 15 ai 20 euro, cito gli “eterni” tagliolini freschi (oppure, meglio, gli spaghetti) con mezzo Astice nordico, nonché i ravioli di pescatrice con arselle limone e rosmarino consistenti ma delicati. Dei sette SECONDI DI PESCE, dai 19 ai 25 euro, cito il pescato al forno con patate o olive taggiasche (oppure al sale), prezzato in carta a 22 euro a portata e non a etti come al solito: una vera rarità che consente di non avere mai incognite alla finale resa del conto. Non mancano quattro SECONDI DI CARNE dai 22 ai 27 euro, che io non ho assaggiato ma mi paiono invitanti, a cominciare dalla scaloppa di foie gras con marmellata di Cipolle di Tropea. Ci sono poi i cinque DESSERT, dai 7 ai 10 euro, tra questi un insolito budino alla liquirizia leggera dal sapore un po’ esangue, ma che mi dicono da domani verrà servito abbinandolo perfettamente a del Luxardo.
Il SERVIZIO non mena il turibolo con i soliti bla bla di circostanza, ma è attento e attivissimo. A cominciare dalla amabilissima signora Carla che, se lo gradite, vi cura come una vera mamma, fermo il rispetto dei canoni di un servizio di classe, così come del resto viene effettuato da tutto il personale, con una accoglienza amicale e personalizzata, fatto meritorio, visto che non trascurano affatto il cliente passante occasionale. I VINI sono poco meno di un centinaio e tra questi cito un Franciacorta Cuvée Prestige Cà del Bosco a 42 euro e un Conte della Vipera di Castello della Sala di San Michele Appiano a 35 euro. I ricarichi, evidentemente sono normali pur trovandoci in un locale di questa classe.
Perché venire qui? Il cuoco GENNARO VIVO, non è uno chef da palcoscenico e non esce mai a fare il bello in sala, ma ha professionalità da vendere. Egli non gioca mai la carta della cucina a sorpresa e si tiene lontano dalle fantasioserie senza costrutto e dalle presentazioni caleidoscopiche. Forse perché la maggior parte dei molti clienti, fedelissimi, vogliono proprio così e, anzi, tornano e ritornano proprio perché sanno che troveranno sempre quel “loro” piatto. Sempre dei TOP allora? No, non sarebbe quasi umanamente possibile, ma certamente queste preparazioni collaudate sono evidentemente gradite a moltissimi loro avventori. Che apprezzano inoltre le quantità che sono da bastare a un convento. E se serve un extra per un bimbetto o per un anziano qui si fanno in quattro con cortesia e naturalezza senza farlo pesare. Infine, cosa che non guasta, il prezzo, intorno ai 40 euro per un pasto medio, ha tutto considerato rispetto per il nostro portafogli. E’ un locale adatto a persone che non hanno eccessive pretenziosità enogastrò, con una certa classe giovani, o diversamente giovani, pochi di loro attapirati sugli smartfone ma anzi sempre piuttosto partecipi e pimpanti, per festanti ricorrenze di famiglia od altre di circostanza. Sta di fatto che al Byblos tutti vengono “indomenicati”, ovvero “cambiati” ed eleganti, vivaddio; uscendo ho sentito un cliente dire “Qui non vengono grezzi e“truzzi”” …, meno male. Occorre prenotare sempre per tempo, perché ogni sera pare sabato sera. Dimenticavo: chiedete un tavolo a vicino alla vetrata a mare.