Su La Stampa del 25 maggio, Doctor Chef critica i “sedicenti gastronomi” che non si accontentano di 700 grammi di cibo a pasto e che criticano i ristoranti stellati dove non ci si alzerebbe mai sazi. Sono d’accordo che 700 grammi di cibo vadano più che bene. Ma, a proposito di grandi ristoranti, io penso che troppo spesso giochino al risparmio, anche su cibi non costosi, come quando servono n° 3 ravioli, che da noi sono un affronto nazionale. E purtroppo capita spessissimo…
Nel 2009, in un ristorante estero diventato poi un 3 stelle e tra i primi cinque al mondo, volli togliermi lo sfizio di pesare il cibo. Portai una bilancia sottile e, con discrezione, pesai le seguenti quantità. Ecco uno stralcio di quel che scrissi nella recensione:
“Giunge la PRIMA PORTATA: 20 grammi : quattro foglie di carciofo spinoso con 40 grammi di cardi e finocchi, moelle e due scagliette di tartufo nero.
La seconda portata: 40 grammi di “poisson sauvage du matin”, ovvero una triglia spessa 2 centimetri, insapore con sottofondo di due foglie di spinaci e succo di barbabietole.
Terzo piatto: una poitrine de porc fermiers, endives caramelisées, oxalis et crème sauvage. Un piatto di 80 grammi), anche se non scommetterei sulla provenienza “fermiers”, di cascina.
A fine pasto, caso fortunato, il cuoco patron, comunicativissimo, è venuto ad ogni tavolo, ricevendo complimenti e, visto che noi ci limitavamo a guardare silenziosamente il dessert costituito da una lavagna nera con pennellata di e due pezzettini di cibo (di questa ho ancora la foto; eccola), ce l’ha cambiata con uno splendido barre chocolatée, croustillante au praline, poco ma buonissimo. ”
Tralasciando i prezzi (una fucilata), le quantità, considerate sotto qualunque criterio e parametro, erano insufficienti …, per cui concordo con Doctor Chef che, fermo il fatto che la qualità conta più della quantità, un cliente non si debba lamentare per un pasto di 700 grammi, ma ritengo che i cuochi stellati dovrebbero a loro volta non esagerare in senso opposto.