“Dop e Presidi (Slow Food) sono gli unici due marchi riconosciuti dai consumatori internazionali e in questo caso, se SlowFood accettasse la richiesta, le procedure sarebbero più veloci e meno burocraticizzate”. Certo, sarebbe un po’ come cancellare secoli di storia. Ma in questo caso il fine sembra giustificare i mezzi: “La Taggiasca è la nostra risorsa principale, non solo dal punto di vista economico ma anche per quel che riguarda il mantenimento del territorio e l’assetto dei versanti. Dovremmo tentare di diventare il Barolo o lo Champagne, dell’olio e delle olive: un nome e un marchio protetto e universalmente riconosciuto. Altrimenti si rischia di fare la fine dei fiori di Sanremo, un tempo gloria e risorsa preziosa del territorio e oggi coltivati e acquistati altrove”.
E’ una parte delle dichiarazioni del titolare di Franco Boeri in una intervista di Luciana Squadrilli sul bel sito Agrodolce. A me pare che la mancata creazione del marchio ” Fiori di Sanremo” sia stato un caso diverso, che sarebbe stato anche più facile risolvere, ma ciò cozzava miopi interessi della lobby degli esportatori … Possibile che per la Taggiasca non ci sia altra strada che “supplicare” Slow Food” e cancellare, appunto, secoli di storia?