Kapeleti, Mortadela, Parmezali, MIlaneza: il cibo italiano in Europa

Dossier Coldiretti su “Cosa mangiano di italiano in Europa”

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 Due prodotti alimentari “italiani” su tre venduti all’estero non sono di nostra produzione
(dal sito: Regioni.it ): Due prodotti agroalimentari “italiani” su tre venduti all’estero non sono prodotti da noi. La Coldiretti ha presentato un Dossier in collaborazione con i Nas per verificare “Cosa mangiano di italiano in Europa”, quindi sulle falsificazioni all’estero dei nostri prodotti agroalimentari: dai Kapeleti e Mortadela sloveni al Parmezali rumeno; dalla Milaneza pasta portoghese, fino al ‘Carpaccio formaggio’ olandese.
Il Dossier è stato realizzato con verifiche nei supermercati delle capitali dei principali paesi europei: due nostri prodotti agricoli su tre venduti all’estero sono risultati non avere niente a che fare con la realtà produttiva italiana.
La manifestazione della Coldiretti in difesa del Made in Italy dagli attacchi di prodotti contraffatti si è svolta a Bologna, spiegando che dalla lotta alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro. Per capire la rilevanza di questo settore, l’Italia nel 2015 ha raggiunto il record storico delle esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi, un valore che è praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni (+74%).
L’esportazione del vino registra un aumento dell’80 per cento nel decennio con un valore nel 2015 delle esportazioni di 5,4 miliardi. Al secondo posto si posiziona l’ortofrutta fresca con un valore stimato in 4,4 miliardi nel 2015, ma con una crescita ridotta e pari al 55%, mentre al terzo c’è la pasta che raggiunge i 2,4 miliardi per effetto di una crescita dell’82% nel decennio. Mentre i formaggi hanno raggiunto un export stimato a 2,3 miliardi con un balzo del 95% in dieci anni. La classica ‘pummarola’ fa salire la voce pomodori trasformati a 1,5 miliardi (+88% nel decennio), l’olio di oliva è aumentato del 24% nel periodo considerato per raggiungere 1,4 miliardi a pari merito con i salumi.
Ma fattura anche il falso Made in Italy con tutto ciò che comporta, e la stima di Coldiretti è di 60 miliardi nel mondo, “quasi il doppio dei prodotti originali”.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele, gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Se gli Stati Uniti sono i ‘leader’ della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono però molto diffuse dall’Australia al Sud America ma anche sul mercato europeo.
“L’Unione Europea – ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – anziché difendere le distintività territoriali, spinge verso un appiattimento verso il basso delle normative sotto il pressing delle multinazionali, per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo. Una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori italiani e i consumatori i quali trovano sul mercato prodotti di imitazione che non hanno certo le stesse caratteristiche degli originali”. Il presidente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, su facebook ha spiegato di essere intervenuto alla manifestazione organizzata da Coldiretti al PalaDozza di Bologna, davanti a seimila agricoltori, assieme al Ministro Martina, al presidente dell’Umbria Marini e l’europarlamentare De Castro: “Nel mio intervento, tra le altre, ho garantito la richiesta al Governo impegno a livello comunitario per rendere obbligatoria anche in Italia la tracciabilità delle materie prime nel ciclo lattiero-caseario e nell’etichettatura di prodotti finali. Ed ho ringraziato Coldiretti – sottolinea Bonaccini – per il contributo dato alla stipula del Patto per il Lavoro che abbiamo siglato lo scorso luglio e che ha obiettivo, attraverso 15 miliardi di euro di investimenti, di dimezzare la disoccupazione al 2020”. Per il  presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, va affrontato il tema della tracciabilità delle produzioni alimentari italiane: “va affrontato sia a livello nazionale che europeo, perché in questo modo possiamo tutelare la qualità dei nostri prodotti”. Marini ha sottolineato “come grazie a regole

più stringenti circa la tracciabilità delle produzioni, si potranno rendere maggiormente riconoscibili nel mercato i prodotti di qualità di cui la nostra agricoltura è particolarmente ricca. DDobbiamo quindi – ha aggiunto – aiutare i consumatori a saper riconoscere dove e come vengono realizzati i prodotti. Ciò rappresenta oltretutto, il valore aggiunto per l’economia e riconosce ai produttori quel giusto margine di guadagno”. Marini ha quindi ricordato come la Regione Umbria con il suo Piano di Sviluppo Rurale, abbia destinato una quota cospicua di risorse comunitarie proprio in direzione della qualità e per la valorizzazione delle filiere dall’olio al vino, dai cereali al tabacco, dalla zootecnia al latte. Era stato in precedenza nel corso dell’incontro lo stesso presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Monclavo, che nel rivolgere il saluto di benvenuto alla presidente Marini, ha dato atto alla Regione Umbria “di aver elaborato il miglior PSR in Italia”. Al termine dei lavori la presidente Marini, insieme al presidente della Regione Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha firmato il manifesto di principi elaborato da Coldiretti per la tutela e difesa del made in italy nel settore agroalimentare.

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