E’facile parcheggiare davanti al locale. In inverno la spiaggia e la piscina di questo residence sono, ovviamente, deserti e nella calma delle notti di luna piena, l’isola di Gallinara la davanti, con la sua chiara forma di placida tartarugona, si “fa guardare” volentieri. Soprattutto se, a fine serata, abbassano sapientemente le luci “solarissime” del ristorante. Il cui ambiente è un classico, con tavoli ben distanziati e mise en place eleganti. Flavio Bonavia sa tener ferma la sua linea di cucina che coniuga sia la tradizione che una innovazione prudente che esce dal solito “tran tran” e accontenta anche chi va spesso al ristorante e desidera qualche novità.
Dalla cucina giunge in sala un invitante afrore di ogni bendidio marino. Ecco in arrivo i Calamaretti scottati sulla passatina di ceci di Nuceto, gocce d’olio al timo e scorzette di limone leggermente candite; oppure l’Insalata tiepida di polpo in crema di topinambur, con possibilità o meno, di salsa bagnacauda. Nei primi sono generosi gli Spaghetti biologici al Kamut “Alce Nero” con un guazzetto di baccalà, pomodorini e capperi, una spolverata di crumble, ma si “difendono” anche gli Gnocchi di patate di montagna con il sughetto di seppioline profumato al timo. Al mio passaggio, in un giorno feriale c’era una sola cameriera, ma dal rarissimo savoir faire: un emblema dell’amorevolezza professionale del servizio. Essa ha sorvegliato anche le uscite dei piatti di modo giungesse a giusta temperatura, ad esempio, il mio Trancetto di pescato del giorno rosolato al rosmarino sulla spuma di patate montata all’Extravergine e la salsetta di olive Taggiasche più pinoli e pomodorini essiccati. Oppure, se avrete scelto carne, in carta c’è un invitante trancio spesso di manzo della Granda, grigliato al Fleur de Sel, con sauté di peperoni e salsina ridotta al vino rosso e contorno di verdure alla griglia. I tempi di attesa sono stati ridotti rispetto a qualche anno fa e tutto “gira bel oleato” e votato al cliente, come dovrebbe esser naturale, ma come purtroppo non sempre avviene. I dessert in carta sono sette, più i quattro gelati. Cito la crostatina tiepida della Valbormida con ricotta, gocce di cioccolato uvetta e pinoli sulla salsa cremosa al cioccolato e pallina di gelato Malaga. C’è anche il mangia e bevi di marron glacé con Rhum Mathusalem, che i più “depravati” potranno chiedere ricusando la panna fresca prevista di solito, che al primo assaggio m’ha fatto “ascoltare” maggiormente il sottofondo musicale di “jazz da pasto”, al quale, prima del Rhum non avevo fatto caso.
La carta vini è più che ben fornita ed ha prezzi normali, molti sotto ai 25 euro. Con un coperto di 2 euro, per due piatti più un dessert si spende dai 40 ai 50 euro. Ci sono menu a 40 e 48 euro, nonché un “Bambini” a 13 euro. Dopo il Rhum che dicevo, i veri ganzi potranno finire di scialarsi a 200 metri, dove c’è una discoteca “anche per grandi” che mi dicono sia tra le più glamour della Riviera delle Palme.