“In difesa” del pesce d’allevamento (da Fresco Pesce Magazine)

da Fresco Pesce Magazine il 03/12/2015Orbetello

nella foto:  Orbetello

Sempre più sulle nostre tavole troviamo pesce (per la gran parte trote, spigole, orate e anguille) che non è stato pescato in mare aperto, ma allevato in grandi vasche che riproducono l’ambiente marino. Tutto questo ha generato allarmismi, quindi è necessario fare chiarezza. L’acquacoltura ovvero l’allevamento di specie marine (pesci, molluschi e alghe) in ambienti protetti e controllati ha una tradizione lunga e consolidata in Italia ed è un’attività molto diversificata grazie alla elevata diversità ambientale che caratterizza il nostro territorio.

Gli allevatori italiani sono molto attenti alla qualità del pesce. Sin dagli anni ‘80 l’Italia ha portato avanti in collaborazione con la FAO un progetto di sviluppo dell’acquacoltura nel Mediterraneo per far fronte alla domanda sempre crescente di pesce sulle nostre tavole. Inoltre dal 2009 la normativa europea sui controlli della filiera è stata rivisitata per garantire che gli allevamenti siano eco-sostenibili e che la qualità del pesce sia pari a quella del pescato in mare aperto. Tranquilli, ci sono gli Omega 3. L’utilizzo di acque controllate, di mangimi sani e lo sviluppo degli allevamenti estensivi fa in modo che la percentuale di grassi contenuta nel pesce d’allevamento sia solo di poco superiore a quella del pesce proveniente dal mare aperto. L’aspetto però più importante è che non cambia nel pesce allevato l’apporto degli Omega 3 che, come ormai tutti sappiamo, sono degli acidi grassi essenziali non prodotti dal nostro organismo che favoriscono le funzioni metaboliche e sopratutto aiutano a prevenire le malattie cardiache.

Questione di gusti. Il pesce d’allevamento ha un sapore più delicato rispetto al pesce “selvatico” perché è cresciuto in condizioni di salinità differenti e con una minore esposizione a metalli pesanti e alla grande varietà di microorganismi presenti in mare aperto. Per non alterare le caratteristiche organolettiche delle carni, i pesci vengono messi in commercio a digiuno da almeno 48 ore in modo da evitare che i processi di fermentazione legati alla digestione incidano sul gusto. In sintesi, il pesce d’allevamento non deve essere soggetto a false credenze. La sua affidabilità è comprovata e il rapporto qualità/prezzo è decisamente interessante.”

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