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talia a Tavola titola:
Erste+Neue vince la sfida
Valorizzare la “Schiava” si può
Che la sfida valesse la pena di essere giocata non era così scontato, anche se sulla vittoria finale non avevamo dubbi. E oggi, dopo anni di un impegno senza pari, si può dire che Erste+Neue, la storica cooperativa di Caldara (Bz), ha deciso di imboccare già da diversi anni una strada che conduce a una qualità sempre più alta di Vernatsch (Schiava), selezionando con cura le proprie produzioni e imbottigliando dei veri e propri cru. L’obiettivo che oggi si sta concretizzando consiste nel puntare sulla Schiava (e più nello specifico nella denominazione Kaltersee) per farne il vino di punto dell’Alto Adige, oggi conosciuto per molti altri vini ritenuti a torto di maggiore qualità e che negli anni hanno preso il posto del vitigno principe del territorio. Per raggiungere questo obiettivo è stato necessario intraprendere un percorso che va controcorrente rispetto a quello più abituale adottato delle cantine altoatesine, non senza difficoltà, vista anche fino a poco tempo fa la più bassa remunerativa per ettaro dei vigneti coltivati a Schiava.
E che la Vernatsch abbia tutte le caratteritsiche per potere competere alla pari con altri nomi di peso (dal Gewürztraminer al Pinot nero) è stat ben dimostrato da una verticale dal 2007 ad oggi della Schiva realizzata dall’enologo Gerhard Sanin. Ogni bottiglia dimostrava ricchezza aromatica e profondità insolite abbinate ad una longevità che in pochi avrebbero potuto attribuire a questo vino un tempo ritenuto adatto alla pronta beve e a un uso esclusivamente domestico o da osteria. Per chi non la conoscesse la “Leuchtenburg Kalterersee” ha invece dimostrato in tutte le sue annate di essere un vino capace di competere ad altisismi livelli.
«La sfida di Erste Neue è entrata nel vivo – può affermare soddisfatto il direttore generale della cantina, Andrea Carpi (nella foto) – perché puntare su una varietà come il Vernatsch, la cosiddetta Schiava, o sulla denominazione Kalterersee, non è una scelta senza conseguenze e ostacoli. L’Alto Adige è conosciuto in Italia per le varietà aromatiche dei vini bianchi, in particolare il Gewürztraminer, piuttosto che il Müller-Thurgau, o il Sauvignon. Sarebbe stato più scontato continuare lungo questo percorso, ma ci siamo resi conto che questa varietà autoctona, a causa del suo retaggio storico e per motivi di economicità, era destinata a sparire se non si fosse cambiata direzione».
Parlando di cifre, per Erste+Neue la produzione di Schiava rappresenta il 50% del totale, pari a circa 700mila bottiglie l’anno, che però nell’ultimo decennio soprattutto si sono ridotte, perché i soci stesi non avevano un riscontro in termini di redditività. «La produzione di Schiava – continua Carpi – è ancora molto alta, ma si è ridotta in questo ultimo decennio: la redditività non era sufficiente, e i soci dell’azienda hanno così deciso di puntare anche su altre varietà. Si tratta ad esempio del Sauvignon, del Lagrein, del Pinot Nero o di un ottimo Weis Burgunder, o ancora il Mezzan, tutti in grado di portare grandissimi risultati. Produciamo in generale una vasta gamma di vini a oggi».
Il lavoro di Erste+Neue consiste nel soddisfare le domande del mercato, con una produzione variegata, ma al contempo accetta una sfida potenzialmente valida per riportare alla gloria quel vino che rappresenta al meglio la cantina e la storia del suo territorio.
«Federico Curtaz e l’enologo Gerhard Sanin – aggiunge il direttore generale – hanno selezionato dei cloni particolari di vigneti vecchi, tra gli 80 e i 100 anni, di qualità superiore, a rappresentare un vero e proprio ritorno alle origini dal punto di vista della qualità, senza però snaturarla, bensì mantenendo le caratteristiche di eleganza, bevibilità, profumi. La novità è una maggiore concentrazione, elemento che era stato perso per motivi di economicità negli ultimi trent’anni. Erano state aumentate le rese per ettaro per la produzione di questo vino per soddisfare le richieste del mercato dell’area linguistica tedesca – parliamo di Germania, Austria e Svizzera – dove veniva consumato cospicuamente».
Ad oggi si punta a una nuova valorizzazione dell’“autentica Schiava”, la cui qualità originaria ridona alle bottiglie Kalterersee una notorietà che è sinonimo di qualità ritrovata. Il percorso è chiaro e definito per Erste+Neue, le difficoltà non sono poche, ma i presupposti ci sono e l’esperienza dei professionisti dell’azienda aiuterà alla realizzazione di questa nuova sfida.
Coltivato fin dal XVI secolo, la Schiava era il vitigno più diffuso in Alto Adige. È un vino leggero che viene prodotto ampiamente su tutto il territorio altoatesino.
Colore: varia dai toni del rosso chiaro per raggiungere quelli del rosso rubino con sfumature di rosso granato.
Profumo: la Schiava è un vino fresco e molto fruttato con sentori di ciliegia e more, ma anche note di fiori come la viola.
Sapore: ha una bassa acidità e pochi tannini, al palato risulta secco, morbido e vellutato, delicato ed elegante con un retrogusto di mandorla amara.
Abbinamenti: anche per fuori pasto, si accompagna bene con antipasti e specialità tipiche della cucina altoatesina, speck e affettati, ma anche con carni bianche e formaggi dolci
Erste+Neue
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