da: La Civetta, periodico del Circolo degli Inquieti:
Vino! Passione inquieta – di Andrea Briano
Quando con inquietudine Elio ed Ilaria mi hanno chiesto di scrivere un articolo sul vino, mi sono immaginato di scrivere un bel saggio sul vino e sul modo di assaggiarlo; di parlare delle vigne dell’importanza del terroir dell’esposizione e, soprattutto, dell’intervento del produttore.
Se devo dirla tutta, e in poche parole, se si vuole fare un buon vino l’importante è portare in cantina delle uve sane e mature, a tutto il resto deve pensare il produttore.
Cosa deve fare il bravo produttore? Non deve fare “casino”! Non deve sbagliare, non deve rovinare l’uva che con passione e tanta fatica ha prodotto.
Insomma ero pronto a scrivere un sacco di cose assolutamente dette e ridette. Voglio invece parlarvi di passione!
La passione che mi porta in giro per l’Europa, la passione che fa si che tutte le mie vacanze, assolutamente casualmente, siano sempre nelle prossimità delle grandi zone vinicole.
Inutile dire che questo ha condizionato tutta la mia vita. Vi immaginate avere al fianco una moglie astemia…. non durerebbe molto anzi, a essere precisi, non durerei molto io, probabilmente verrei defenestrato! Ergo la mia fidanzata ama il vino quasi quanto lo amo io.
Quando parlo di vino parlo di cultura del territorio e di persone, siano esse produttori, ristoratori, assaggiatori, appassionate. Se ne fossi capace scriverei un’enciclopedia sui produttori, in particolare sui piccoli produttori, quelli che io alla francese definisco R. M., recoltant manipulant, coloro che producono vino esclusivamente da uve provenienti da vigne di proprietà o personalmente condotte. Spesso ho sentito dire che il cane somiglia al proprio padrone e alcune volte che il padrone somiglia al cane, quando vado da un R. M. non ho mai trovato un vino che non somigliasse al suo produttore, a volte nell’eleganza o nella forza e a volte anche nei sui difetti. I R.M. vivono il territorio e lo lavorano con una tenacia eroica e un’attenzione maniacale, a ogni cambiamento climatico. Quando ho conosciuto Elio ricordo di avergli detto che il produttore di vino è per propria natura un “inquieto”.
La passione mi ha portato a entrare a far parte, ormai da più di vent’anni, di ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) in poche parole un’associazione di patologici del vino, una gabbia di “matti” che si incontra per parlare di vino e dintorni. Voglio citarne due di questi “matti”: Giancarlo Pizzo di Varazze e Virglio Pronzati di Genova, il primo ristoratore enogastronomo ma, soprattutto, “compagno di merende”, il secondo giornalista ed enogastronomo di grande fama da noi “onavisti” liguri più comunemente chiamato il “vate”.
Il colpo di fulmine con Onav mi ha trasformato da appassionato ad assaggiatore, da assaggiatore ad esperto assaggiatore e dopo tanto assaggiare (compito davvero ingrato…) maestro assaggiatore, ed è in queste vesti che dagli anni Novanta partecipo alle commissioni di assaggio di molti concorsi internazionali.
Tutto questo lo dico per pavoneggiarmi? Forse un pochino, lo devo ammettere. Ma, soprattutto, per far capire quanto la passione per il vino, o semplicemente tutte le vere passioni, possa condurci lontano in luoghi in cui non avreste mai immaginato di arrivare, luoghi che sono anche dell’anima. Per conoscere mondi nuovi, realtà differenti che si comprendono davvero solo negli occhi e nelle parole di chi una passione la sa condividere senza ombre di interesse o avarizia.
Mi sembra di essere stato troppo serio, quindi vi racconterò un aneddoto vissuto col mio compagno di merende Giancarlo Pizzo, direi perfetto per comprendere la patologia grave che ci ha colpito. Premetto che quando si fanno degustazioni tecniche la maggior parte del vino viene sputato. Per una delle nostre prime “merende” ci eravamo recati a Bolzano per assaggiare i vini di un consorzio altoatesino: dopo averli assaggiati tutti, circa 160 campioni, riassaggiamo quelli che ci avevano più colpito, uno in particolare era davvero straordinario. Passano un paio di giorni e, parlandoci al telefono, ci sorgono i primi dubbi: ma dopo 160 campioni eravamo ancora tanto lucidi da giudicare correttamente? Qual è il problema per due “matti” del vino? Si sale in auto si fanno nuovamente 600 chilometri, si va dal produttore in azienda, si assaggia il vino, si risale in auto e si torna a casa!
Andrea Briano, consigliere nazionale e delegato regionale ONAV