Pubblicato in Cronache del Gusto.
La scoperta di un laboratorio per falsificare il prosciutto straniero e farlo diventare magicamente italiano è la punta dell’iceberg di un fenomeno in crescita che ha portato nel 2014 ad un aumento del 180 del valore dei sequestri effettuati dai carabinieri dei Nas nel settore delle carni, rispetto all’inizio della crisi.
È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la chiusura di un laboratorio clandestino a Villaricca, nel napoletano dove prosciutti provenienti dalla Polonia venivano disossati ed etichettati con marchi di aziende italiane, per poi essere venduti al dettaglio a prezzi inferiori a quelli di mercato. I militari dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato tutte le attrezzature utilizzate per la manipolazione del prodotto importato dall’estero: frigoriferi; coltelli; fermagli; banchi; presse, nonché migliaia di etichette (anche quella del consorzio prosciutto di Parma) pronte per essere applicate e tutto il materiale (reti e buste) necessario a riconfezionamento, ma le indagini – spiega la Coldiretti – continuano per individuare la rete di negozi che vendevano il prodotto falsificato e poco sicuro. Le frodi a tavola si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low cost e sono crimini particolarmente odiosi perché – sostiene la Coldiretti – si fondano sull’inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti.
Oltre un certo limite – spiega la Coldiretti – non è possibile farlo se non si vuole mettere a rischio la salute”. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell’ordine impegnate confermano però la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire– continua Coldiretti – dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata. Il settore della carne – sostiene la Coldiretti – è particolarmente vulnerabile con il valore dei sequestri effettuati dai Nas che è stato pari a 143,7 milioni di euro nel 2014, il più alto tra tutti i diversi settori merceologici, anche per la mancanza di trasparenza negli scambi commerciali e nell’informazioni ai consumatori in etichetta. Infatti- rileva la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine.
Una situazione che fa chiudere le stalle italiane per la concorrenza sleale di prodotti spacciati come nazionali senza averne le caratteristiche. In Italia sono allevati – continua la Coldiretti – più di 8 milioni di maiali destinati per il 70per cento alla produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine (Dop/Igp). Il settore della produzione di salumi e carne di maiale in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat le famiglie italiane spendono all’anno circa 280 euro per l’acquisto dei salumi.
C.d.G.