Jacquesson Cuvée n° 738, teoria e pratica
un bell’articolo dal sito di Chiara Giovoni . 06-03-2015
I fratelli Jean-Hervé e Laurent Chiquet fanno champagne fuori dal comune, ma chiariamo subito che ciò non significa che i loro vini siano “strani” o che sfruttino un approccio agronomico (come il bio) per porre sul mercato vini imperfetti. Ciò che è fuori dal comune è proprio l’intero approccio della loro piccola Maison Jacquesson all’idea di champagne, un’idea radicata nella consapevolezza profonda che lo champagne sia prima di tutto un grande vino, anzi un “Grand Vin”. Ci credono così tanto che sulla loro ultima etichetta presentata proprio in questi giorni in Italia grazie al loro partner italiano Pellegrini, l’hanno scritto bene in evidenza sotto al nome della Cuvée. Come tutti i grandi vini, seguono una vinificazione in legno, con fermentazione in grandi botti di rovere vecchie, con una maturazione sui lieviti di circa 4 anni, e per valorizzarne le caratteristiche da Jacquesson il dosaggio alla sboccatura è minimo, tra 1,5 g di 2,5 g / l.
Per chi non conoscesse la gamma di Jacquesson, nella loro produzione non c’è un Brut non millesimato classico, quello che nella tradizione champenoise privilegia lo stile della Maison oltre la variabilità dell’annata. Jacquesson produce ogni anno la Cuvée numerata, un “non vintage” che però ha un’assoluta peculiarità, ovvero ricerca l’espressione dell’annata di riferimento, non solo indicando la vendemmia su cui si basa il blend, ma subordinando la continuità di carattere alla riconoscibilità della matrice della vendemmia. Le uve provengono per circa l’80% dai vigneti di proprietà, situati nel Grand Cru di Aÿ e nei Premiers Crus di Dizy e Hautvillers, nella Vallée de la Marne, e nei Grands Crus di Avize e Oiry nella Côte des Blancs.
L’idea concettuale che i fratelli Chiquet hanno concretizzato nella serie delle Cuvée numerate è all’opposto della tradizione champenoise del brut sans année perché è fondata sull’eccellenza piuttosto che sulla costanza, dove i vins de réserve non sono la chiave per la regolarità ma servono ad aumentare la complessità pur senza perdere il carattere del vintage.
L’ultima nata è la Cuvée n°738, dove il numero non è nient’altro che l’indicazione progressiva del tiraggio, contandoli a partire dal 1898. Si basa sulla vendemmia 2010, quella che potrebbe essere definita una annata classica, forse un po’ piovosa e fresca sul finale estivo, ma senza grossi exploit. Come ogni anno le percentuali di uve che compongono la cuvée variano, e chardonnay, pinot noir e meunier sono gli strumenti attraverso cui i fratelli Chiquet rivelano, a chi segue la loro storia di legami forti con la vigna, la più sincera espressione del territorio che loro tanto amorevolmente custodiscono, creando ad ogni vendemmia il miglior “Grand Vin” che l’annata possa regalare.